Gruppo Cap inaugura la nuova sede, all’insegna di sostenibilità e aggregazione

Una struttura a emissioni zero, che ricorda la prua di una nave ed è stata simbolicamente battezzata “arca”: ecco la nuova sede di Gruppo Cap.

Un’arca della speranza, della sostenibilità, dell’inclusione, l’arca che salva dall’acqua (o dalla sua mancanza, nel nostro caso), attraverso l’acqua. Quale nome e quale simbologia migliore poteva scegliere il Gruppo Cap, azienda pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, per la sua nuova sede, battezzata qualche giorno fa alla presenza di stampa e istituzioni?

Situato in via Rimini, non lontano dalla fermata della metropolitana Romolo, questo imponente edificio, alto 30 metri per 11.250 metri quadrati di superficie, distribuiti su sei piani più uno interrato, ricorda effettivamente una nave con la prua rialzata e pronta solcare le onde. Ma non solo, si alimenta totalmente ad acqua, come ha spiegato Claudio Lucchin, che insieme a Architetti Associati ha seguito il progetto: “La nuova sede di Cap produce il caldo e il freddo utilizzando la prima acqua di falda di Milano, quella non potabile ovviamente, quindi non consuma elementi fossili: è letteralmente un edificio che va ad acqua”.

L’arca di Gruppo Cap: ancorata al passato ma proiettata nel futuro

Ma sono tante le caratteristiche che fanno dell’arca di Cap un esempio architettonico e ingegneristico totalmente sostenibile: dalla scelta dei materiali (l’esterno per esempio è stato realizzato in pietra lavica riciclata da una colata del 1600), al tetto fotovoltaico, da cui trae parte dell’energia, alla limitazione delle parti vetrate che, per disperdere il meno possibile, sono state declinate in 430 finestre a nastro a motivo ortogonale. Una diversa dall’altra e distribuite in maniera non lineare, diffondono la luce tra piani e uffici in un riuscito gioco di congiunzione visiva. E, oltre a rimandare a un iconico dipinto di Piet Mondrian, anche queste finestre assumono un forte valore simbolico, perché, come ha sottolineato il presidente e amministratore delegato del gruppo Cap Alessandro Russo: “Rappresentano la complessità del nostro lavoro e ricordano la conformazione dei canali e delle reti idriche che caratterizzano il territorio metropolitano. Sappiamo che dietro a ogni finestra c’è ogni singola via di ogni singolo Comune”.

Gruppo Cap
Nella foto, da sinistra: Claudio Lucchin, Attilio Fontana, Giancarlo Tancredi, Alessandro Russo, Michela Palestra, Giacomo Ghilardi © ufficio stampa Cap

“Spesso gli edifici raccontano qualche cosa”, spiega Lucchin. “Questo racconta del nostro destino, ancorato all’acqua, che ci permette la vita, ma anche del fuoco, che allude alla nostra capacità tecnica, e della nostra flessibilità cognitiva, che ci ha permesso di superare le grandi sfide che l’ambiente ha posto all’uomo nel suo lungo percorso di vita sulla Terra”. Tutte queste accortezze green hanno consentito alla nuova “casa” di Cap di ottenere la certificazione Net zero Energy Buildings, collocandosi inoltre in classe Gold della certificazione Leed.

“Potete immaginare cosa abbia significato costruire una sede in un momento così complesso, tra il Covid e il caro materiali”, svela, non senza emozione, Alessandro Russo. “Credo però che un’occasione come questa sarebbe sprecata se parlassimo solo di ciò che ha fatto il Gruppo Cap, quindi vorrei raccontare a cosa serve questo luogo. Oggi con questa nuova sede inauguriamo il futuro: qui lavoreranno circa 500 persone provenienti da tutta Italia, questo diventerà un polo d’attrazione per le migliori menti del Paese, in cui verrà pensato, progettato e realizzato il futuro del servizio idrico e dell’economia circolare“.

Un progetto di aggregazione e riqualificazione

Ma l’arca è stata ideata anche come punto di aggregazione per tutto il quartiere: “Oltre a simboleggiare l’identità dell’azienda, vuole essere un esempio del nostro impegno quotidiano nel costruire ogni giorno il mondo di domani secondo i principi di innovazione, di resilienza e di sensibilità per le esigenze dei cittadini che guidano la nostra attività”, continua Russo. “Ecco perché abbiamo voluto un edificio privo di barriere fisiche e visuali, che dialoga costantemente con la città i suoi abitanti. Oggi è solo il primo di una serie di appuntamenti e iniziative che saranno ospitati negli spazi dell’arca e nella piazza che presto sorgerà”.

L’edificio, infatti, affaccia su una piazza d’acqua, una struttura aperta al pubblico che una volta conclusa, costituirà un punto di ritrovo e aggregazione per tutti gli abitanti del quartiere. L’iniziativa, come ha ricordato anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, si inserisce in un più ampio piano di riqualificazione delle periferie: “Un progetto che rientra negli obiettivi che la Regione intendeva raggiungere con la legge regionale sulla rigenerazione urbana, approvata nel 2019. Come Regione, infatti, abbiamo sostenuto numerosi interventi in quest’ambito e anche grazie ai fondi del ‘Piano Lombardia’ abbiamo espletato due bandi, rivolti ai Comuni Lombardi, finalizzati alla realizzazione di interventi di riqualificazione urbana, per il valore complessivo di 268 milioni di euro. La nuova sede di Cap, quindi, è motivo di orgoglio per la società, ma anche per il territorio”.

Oltre alla piazza, tutto il primo piano dell’arca di Cap, che comprende un bar caffetteria con giardino, un auditorium con una capienza di 200 persone e uno spazio espositivo, sarà a uso promiscuo, quindi fruibile dalla cittadinanza e ospiterà iniziative ed eventi. Inoltre all’interno dell’edificio sono presenti una biblioteca e un asilo nido che potrà essere utilizzato anche dai non dipendenti. Un nuovo modo intendere gli spazi, dunque, dove trasparenza e informalità sono le parole chiave per creare aree di aggregazione e socialità che facilitino il benessere e la collaborazione.

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a cura di Sisef