Nel report del VII Index Future Respect tutte le ombre e le luci dei report di sostenibilità. Ma tra i migliori spicca quello realizzato per Pizzoli.
Guna, azienda di riferimento nella low dose medicine, anticipa gli obblighi normativi con un report di sostenibilità che segue i nuovi standard europei
Con quarantadue anni di attività alle spalle, Guna è l’azienda italiana di riferimento nella low dose medicine (medicina dai bassi dosaggi). Oggi impiega oltre 270 persone (di cui più della metà donne), supera i 57 milioni di euro di fatturato nel 2024 ed esporta i suoi prodotti in oltre cinquanta paesi. Il 2025 è un anno che segna un altro traguardo rilevante: la pubblicazione del primo report di sostenibilità.
In anticipo rispetto agli obblighi imposti dalla direttiva europea Csrd (corporate sustainability reporting directive), il report di sostenibilità 2024 di Guna adotta già gli standard di rendicontazione europei Esrs (European sustainability reporting standards). Ciò significa che raccoglie ed elabora i dati ambientali, sociali e di governance (Esg) in modo strutturato, sulla base di indicatori condivisi su scala europea. Rispondendo, secondo quanto previsto dalla doppia materialità, a due domande: che impatto ha l’azienda sull’ambiente e sulla società? E, viceversa, in che modo i fattori Esg influenzano il suo business e la sua redditività futura? Un lavoro simile, tanto più se volontario, non nasce per caso: è un tassello all’interno di un percorso ben più ampio. Ce lo racconta Sofia Pizzoccaro, executive director – general management & operations di Guna.
Questo è il primo report di sostenibilità di Guna. Com’è nato il progetto e quali passaggi interni – organizzativi, formativi, culturali – hanno permesso di arrivare a questo risultato?
Questo report di sostenibilità è stato un’evoluzione naturale di qualcosa che facevamo già da tempo: a partire dal 2010, infatti, Guna aveva iniziato a pubblicare il bilancio integrato, che conteneva sia il bilancio contabile sia quello che allora definivamo “bilancio sociale”. In seguito, la pubblicazione degli standard ufficiali di rendicontazione e le tempistiche imposte dall’Unione hanno rappresentato una buona buona opportunità per garantire ancora più trasparenza verso l’esterno grazie a metriche oggettive.
Concretamente, abbiamo costituito un comitato interno e compreso fin da subito la necessità di avviare una formazione specifica sui contenuti della direttiva europea, così da essere pienamente consapevoli del percorso che stavamo intraprendendo. Ci siamo poi divisi in gruppi di lavoro: ciascuno doveva raccogliere, verificare e rendicontare i dati, oltre a proporre iniziative per il futuro. Abbiamo predisposto anche un piano di sostenibilità, interrogandoci su come migliorare gli indicatori. Questi princìpi sono in linea con i valori aziendali: sostenibilità significa integrare aspetti ambientali e sociali, che non sono compartimenti stagni ma partecipano insieme agli obiettivi complessivi. Questa visione olistica è vicina anche all’approccio di Guna alla salute, il nostro ambito di attività. Un’azienda sostenibile è un’azienda in salute che può e deve generare un impatto positivo sull’ambiente e sulle comunità in cui opera.
Il Comitato di sostenibilità è stato istituito nel 2024: in che modo ha inciso sui processi decisionali in azienda?
Il Comitato di sostenibilità è composto da sette figure direzionali: il chief financial officer, il direttore delle operations e dello stabilimento, il direttore HR, il direttore IT e i due executive director di Guna, tra cui io. Il Comitato si incontra periodicamente per programmare, coordinare e monitorare l’andamento dei progetti e assicurare la rendicontazione dei dati e delle analisi che confluiscono nel bilancio di sostenibilità e nel piano di sostenibilità. Dato che ci sono molte attività trasversali, riteniamo fondamentale che ci sia una regia. Inoltre, facilita la misurazione degli impatti delle azioni di sostenibilità, affinché il CdA possa avere una visione d’insieme e prendere decisioni informate
Il report di sostenibilità di Guna dedica ampio spazio alla dimensione sociale e segnala riconoscimenti come la certificazione Top Employer 2025 e la Uni/PdR 125:2022 sulla parità di genere. Tra le iniziative a favore del benessere interno, quali sono state più significative per le persone?
Le iniziative accolte con maggiore entusiasmo sono quelle che rafforzano il senso di appartenenza al gruppo che, in azienda, è già forte. Varie attività uniscono welfare aziendale e team building, creando occasioni per stare insieme.
Ad esempio, nel 2024 abbiamo istituito il Percorso benessere: invece della classica formazione tecnica o manageriale, affronta temi come empowerment, mindfulness, gestione delle emozioni, cura di sé, stile di vita sano. Tutti valori coerenti con i nostri prodotti e i valori che diffondiamo, tant’è che scherzosamente parliamo di “Guna lifestyle”.
Ci sono poi attività più ludiche: il corso di yoga del giovedì sera, la biciclettata aziendale. Molto apprezzato anche il percorso genitorialità, con incontri dedicati a genitori di bambini piccoli e adolescenti, per aumentare la consapevolezza, riflettere sul proprio ruolo e conciliare vita privata e lavorativa.
Sul fronte della parità di genere organizziamo incontri e iniziative formative ed educative, sempre per mantenere una mentalità aperta. Oltre a Top Employer, quest’anno abbiamo ricevuto anche la certificazione Great Place to Work, di cui siamo molto fieri perché misura in modo oggettivo lo stare bene in azienda.
Sul fronte ambientale, negli anni Guna ha investito molto nell’efficienza energetica e nell’uso di fonti rinnovabili. Il fotovoltaico installato ad esempio ha superato i 300 kW, con altri 70 in arrivo. Quali benefici avete ottenuto?
Prima ancora del fotovoltaico, nel 2014 abbiamo installato – e oggi stiamo aggiornando – un sistema di trigenerazione sull’edificio di produzione. Ha una potenza di 180 kW elettrici, il cui cascame termico (calore generato dalla combustione) viene recuperato e trasformato in energia frigorifera, tramite un assorbitore, per alimentare il sistema di condizionamento e soddisfare parzialmente le esigenze di refrigerazione degli impianti produttivi. Questo impianto ha permesso di ridurre mediamente del 30 per cento i consumi energetici del sito produttivo. Il progetto sta beneficiando inoltre dei cosiddetti Certificati bianchi.
Questo è forse il sistema più impattante. Ma nel nostro piano abbiamo previsto anche altre azioni: l’installazione di motori ad alta efficienza per le unità di trattamento dell’aria che permetterà di risparmiare un ulteriore 30 per cento di consumi dei motori stessi, la sostituzione delle lampade, il potenziamento del fotovoltaico che copre parte del fabbisogno energetico dei due stabilimenti (il surplus viene immesso in rete e ci viene riconosciuto). Stiamo lavorando anche con LifeGate per misurare le emissioni indirette, cioè la CO₂ legata ai trasporti dei prodotti e agli spostamenti dei dipendenti. Misurare è il punto di partenza per poter ridurre.
Avete adottato una politica “no patent”: cosa comporta nello specifico e in che modo si inserisce nella vostra idea di sostenibilità?
La filosofia alla base è che preferiamo destinare le risorse aziendali (economiche e di know-how) all’innovazione, anziché alla protezione legale di un’invenzione. Crediamo che queste risorse siano più utili se impiegate per migliorare prodotti e processi, anziché per proteggerli. Questo approccio si lega alla sostenibilità perché punta a rendere le risorse disponibili alla comunità più ampia possibile.
Proteggere con un brevetto un’innovazione può frenare la ricerca e l’innovazione stessa, perché un processo o un prodotto brevettato tende a rimanere immutato. Nel nostro settore, quello della salute, questo può essere un limite. Non temiamo svantaggi competitivi: ci sono altri strumenti per essere vincenti, come la rapidità, la flessibilità, la capacità di adattarsi al mercato e alle condizioni esterne.
Se dovesse sintetizzare in una frase l’essenza del vostro piano di sostenibilità 2025-2027, quale sarebbe?
È molto coerente con la nostra strategia aziendale complessiva. Due mesi fa, durante la convention annuale, abbiamo adottato l’immagine di un albero con lo slogan “Un futuro dalle solide radici”. Il messaggio è: costruiamo il nostro futuro aziendale proseguendo il percorso già segnato. Ci proiettiamo verso il futuro mettendo in campo nuove strategie, metodi di lavoro, stili di leadership, sempre proseguendo su un percorso già tracciato. Così come il report non è nato da zero, anche il nostro percorso di sostenibilità ha radici solide e una storia che arriva da lontano. Progredisce passo dopo passo, con azioni coerenti tra loro all’interno di un disegno coerente e armonico.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Nel report del VII Index Future Respect tutte le ombre e le luci dei report di sostenibilità. Ma tra i migliori spicca quello realizzato per Pizzoli.
L’azienda produttrice di carne avicola biologica ha ricevuto la certificazione B-Corp che attesta il suo impegno nella sostenibilità ambientale e sociale.
Con una storia di oltre mezzo secolo alle spalle e una chiara mission orientata verso la sostenibilità, la cooperativa agricola Caviro presenta il suo primo bilancio di sostenibilità
Eataly lancia Eataly alla Radice, un progetto per una filiera interamente tracciata e trasparente, dal campo allo scaffale. Si parte con la pasta.
Gruppo DESA, storica realtà italiana nel ramo della detergenza e cura della persona, formalizza il suo impegno per la sostenibilità.
Un’azienda italiana si è trasformata in un’eccellenza nell’innovazione sostenibile, basata sui principi dell’economia circolare.
L’impegno di Davines nella ricerca sull’agricoltura rigenerativa biologica e nella tutela del suolo passa attraverso la scelta di ingredienti responsabili.
Lo studio “Il valore di Inwit per l’Italia” evidenzia i vantaggi nel settore delle telecomunicazioni legati alla separazione tra infrastrutture e servizi.
Apple riduce del 60 per cento le emissioni globali e investe in riciclo, energia rinnovabile e processi produttivi a basse emissioni, per un tech più sostenibile.


