
La Corte internazionale di giustizia dell’Onu ha pubblicato il suo attesissimo parere consultivo sulle responsabilità degli stati per la crisi climatica.
Due iceberg di migliaia di chilometri quadrati si sono staccati dal ghiacciaio Grey in Cile, nell’arco di 15 giorni. Questi fenomeni allarmanti sono sempre più frequenti a causa dell’aumento delle temperature.
Le immagini dei due blocchi di ghiaccio blu che galleggiano sul lago Grey in Patagonia paiono a prima vista spettacolari, ma sono in realtà semplicemente allarmanti. Sono infatti due enormi iceberg che si sono staccati dal ghiacciaio Grey, nel Parco nazionale Torres del Paine in Cile, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo di quest’anno.
Due giganteschi blocchi di ghiaccio di migliaia di metri quadrati che non fanno più parte del millenario ghiacciaio cileno. Per metterli in prospettiva, secondo i dati pubblicati da Afp, il primo è un iceberg di 8,8 ettari, una dimensione equivalente a circa 12 campi di calcio, e si è staccato il 20 febbraio. Il secondo, di circa 6 ettari, si è staccato il 7 marzo. Sono passati solo quindici giorni, quindi, tra un evento e l’altro.
Sebbene il distacco di blocchi dalle pareti dei ghiacciai sia un fenomeno naturale, quello che spaventa gli esperti è la frequenza con cui questi si verificano. Infatti, l’ultimo distacco dal ghiacciaio Grey si era registrato a novembre 2017 e si trattava di un iceberg ancora più grande. Ma gli altri distacchi significativi si sono verificati all’inizio degli anni Novanta.
C’è una maggiore frequenza negli episodi di distacco nella parte est del ghiacciaio.Ricardo Jana, scienziato
Gli scienziati attribuiscono le cause di questi eventi sempre più frequenti al clima che cambia. “Le temperature sopra la media e le piogge intense insieme a un aumento del livello del lago sono fattori che possono spiegare il distacco”, afferma Ricardo Jana, ricercatore ed esperto di cambiamenti climatici presso l’Istituto antartico cileno (Inach). Infatti, dopo le conferme che il 2018 è stato il quarto anno consecutivo più caldo di sempre, il 2019 è iniziato continuando la tendenza. E anche l’estate australe in Cile ha segnato nuovi record. Ad esempio le stazioni meteo della capitale Santiago, dove si terrà la Cop 25 a dicembre 2019, hanno registrato un nuovo record di 38,3 gradi il 26 gennaio, mentre in altre parti centrali del paese le temperature hanno toccato i 40 gradi. Anche la Patagonia non è stata risparmiata. Anzi, per la prima volta nella storia la cittadina di Puerto Natales, nella punta a sud del paese, ha superato i 30 gradi.
Secondo gli scienziati, quindi, questo andamento anomalo ha portato all’indebolimento delle pareti del ghiacciaio che ha causato le rotture. Il ghiacciaio, un gigante di 270 chilometri quadrati, ha infatti perso circa due chilometri solo negli ultimi 30 anni. Questi fenomeni sembrano far parte di una spirale in picchiata: l’aumento delle temperature e delle precipitazioni velocizzano lo scioglimento del ghiaccio che a sua volta aumenta il livello dell’acqua del lago e allo stesso tempo riduce la capacità del ghiacciaio di riflettere la luce solare, aggravando così il problema.
È un circolo vizioso che riguarda non solo questo angolo di parco nazionale ma anche gli altri ghiacciai cileni, che insieme ricoprono più di 20mila chilometri quadrati di terra nel paese (esclusa la regione dell’Antartica cilena) e dei quali più dell’80 per cento si è ritirato negli ultimi decenni a causa dei cambiamenti climatici secondo le Nazioni Unite. Un fenomeno, quello dell’aumento delle temperature, che dall’altra parte del mondo è riuscito a fratturare per la prima volta persino la calotta più spessa e antica del Circolo polare artico, e che minaccia di peggiorare se non agiamo in tempo.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Corte internazionale di giustizia dell’Onu ha pubblicato il suo attesissimo parere consultivo sulle responsabilità degli stati per la crisi climatica.
L’Agenzia europea per l’ambiente ha valutato le perdite in termini economici e di vite legate agli eventi estremi tra il 1980 e il 2023.
I dati dell’Eurobarometro sul clima dimostrano che i cittadini europei hanno a cuore le sorti del clima e chiedono alle istituzioni di agire.
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
La Commissione europea chiede di tagliare le emissioni nette di gas serra del 90 per cento entro il 2040, lasciando “flessibilità” sui metodi.
L’adattamento alla crisi climatica è un processo lungo e necessario. E a Rimini abbiamo visto che funziona, e come.
Uno studio curato da decine di scienziati, alcuni dei quali membri dell’Ipcc, spiega che non possiamo più limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.
Da settimane vaste aree del Canada sono devastate da mega-incendi, i cui fumi hanno attraversato l’Atlantico e sono arrivati in Europa.
I consulenti scientifici dell’Unione europea invitano a non considerare i carbon credits internazionali negli obiettivi di riduzione delle emissioni.