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L’etologo Roberto Marchesini racconta in due brevi e appassionate monografie la vera natura dei due animali più amati.
La nostra specie condivide l’esistenza con i cani (Canis lupus familiaris) da migliaia di anni, circa 15mila secondo uno studio del 2016, più recente, ma pur sempre molto antica è la convivenza con i gatti (Felis catus), iniziata in Cina circa 5mila anni fa. Nonostante tutto questo tempo trascorso fianco a fianco spesso le menti di queste due creature, i due animali da compagnia più amati dall’uomo, restano un enigma.
Roberto Marchesini, considerato uno dei massimi esponenti mondiali della zooantropologia e fondatore e direttore della Scuola di interazione uomo animale (Siua), ci aiuta a far luce sull’interiorità di questi animali. Marchesini, nei libri L’identità del cane e L’identità del gatto, osserva cani e gatti da una nuova prospettiva, provando ad adottare il loro punto di vista tramite un approccio cognitivo ed etologico, riconoscendo infine qualcosa che è evidente ma che troppo spesso dimentichiamo, ovvero che cani e gatti non possiedono i nostri stessi modelli cognitivi e comportamentali e quindi devono essere considerati altro rispetto a noi.
Pubblicato per la prima volta dodici anni fa e tornato ora disponibile in una versione ampliata e rivista, L’identità del cane si propone di dissezionare la relazione uomo-cane, analizzando il processo di reciproca domesticazione che ha cambiato per sempre il destino di entrambe le specie. Il cane viene descritto dall’autore come “un sito archeologico che deve ancora rivelarci la maggior parte dei suoi segreti, cosicché andare verso di lui ha il sapore della partenza verso un continente poco conosciuto”. Marchesini ci invita ad abbandonare la visione intrisa di antropomorfizzazione con cui siamo soliti osservare le altre specie animali e a dialogare con il cane, cogliendo le sue innumerevoli potenzialità espressive e accettando il fatto che questo animale, con cui interagiamo quotidianamente, sia ancora in grado di sorprenderci.
La relazione con il gatto ci conduce in un territorio ancora più misterioso e privo di certezze, dandoci un senso di vertigine “come di fronte a un precipizio, la sensazione di naufragare in un universo spoglio di confini, senza riferimenti, privo di qualsiasi potestà di controllo”, scrive Marchesini. L’autore nega, o meglio ridimensiona, l’indipendenza di questo felino, ricordandoci che il gatto è anche fragilità ed è predisposto a costruire legami e affiliazioni. Tuttavia non si può negare il carattere anarchico di questa tigre in miniatura, per questo da molti è considerato “come ingrato, fannullone, approfittatore”.
È fondamentale comprendere che cane e gatto sono due animali differenti con le proprie peculiarità e, per certi tratti, opposti, e pertanto assolutamente non comparabili fra loro. “Le due specie presentano disposizioni cognitive profondamente diverse che si traducono in attitudini elaborative e di pianificazione operativa che sola in piccola parte si sovrappongono”, sostiene Marchesini.
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