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Dacia Spring, l’elettrica “low cost” del gruppo Renault che ha conquistato l’Europa: semplice, leggera, compatta (e premiata per la sua efficienza).
La diffusione dell’idrogeno come carburante sta incontrando difficoltà legate alla carenza di una rete di distribuzione capillare, allo stoccaggio tutt’altro che agevole e alla non esistenza di tale elemento in natura. Quest’ultimo aspetto niente affatto marginale, dal momento che la produzione richiede un dispendio d’energia tale da rendere negativo il saldo energetico, vale a dire
La diffusione dell’idrogeno come carburante sta incontrando difficoltà legate alla carenza di una rete di distribuzione capillare, allo stoccaggio tutt’altro che agevole e alla non esistenza di tale elemento in natura. Quest’ultimo aspetto niente affatto marginale, dal momento che la produzione richiede un dispendio d’energia tale da rendere negativo il saldo energetico, vale a dire il rapporto tra l’energia sprigionata dal combustibile e quella necessaria per ottenerlo. Un problema sia operativo sia etico che potrebbe trovare soluzione qualora alla base del ciclo produttivo vi fosse la possibilità d’attingere alle fonti rinnovabili, dando vita a un processo carbon neutral, ovvero con emissioni pari o uguali a zero.
La produzione dell’idrogeno si basa solitamente sullo steam reforming del gas naturale – procedura che consiste nel far reagire metano e vapore acqueo a una temperatura compresa tra 700 e 1.100°C per ottenere syngas, una miscela di monossido di carbonio e idrogeno – oppure sulla più diffusa elettrolisi dell’acqua. In quest’ultimo caso il processo produttivo prevede il passaggio di corrente attraverso la cella elettrolitica, così da provocare la scomposizione dell’acqua in ossigeno e idrogeno gassosi. L’optimum consiste nel ricavare dalle fonti rinnovabili l’energia alla base della reazione. Un obiettivo cui mira la Casa costruttrice Toyota, primo brand al mondo ad introdurre sul mercato un’auto fuel cell di serie, impegnata nel dare vita a una filiera sostenibile dell’idrogeno nelle città giapponesi di Yokohama e Kawasaki.
Cardine del progetto Toyota è Hama Wing, la centrale eolica hi-tech inaugurata nel 2007 a Yokohama. Una realtà all’avanguardia, tanto da sostenere autonomamente il carico energetico necessario all’elettrolisi, ricavando così l’idrogeno destinato alle macchine operative di quattro siti industriali nelle vicinanze. A detta della Casa nipponica, l’introduzione dell’idrogeno permetterà di ridurre dell’80 per cento le emissioni di CO2 rispetto ai combustibili tradizionali. La produzione di carburante pulito mediante energia pulita continuerà in via sperimentale per tutto il 2016 per poi approdare, entro il 2020, a uno studio di fattibilità dedicato ai veicoli per il trasporto delle persone. In particolar modo alla berlina Mirai, vale a dire la vettura fuel cell commercializzata da Toyota in California, Giappone e in alcuni Paesi europei, portabandiera della “società dell’idrogeno” prefigurata dal colosso nipponico, intenzionato a dismettere entro il 2050 tutti i motori alimentati mediante combustibili fossili.
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