
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Intorno alle 15 (ora locale) di martedì 13 maggio si è verificata un’esplosione in una miniera di carbone a Soma, una città a circa 120 chilometri a nordest di Smirne, in Turchia. L’esplosione e l’incendio che ne è seguito sarebbero stati provocati da un guasto elettrico a circa duemila metri di profondità secondo quanto dichiarato
Intorno alle 15 (ora locale) di martedì 13 maggio si è verificata un’esplosione in una miniera di carbone a Soma, una città a circa 120 chilometri a nordest di Smirne, in Turchia. L’esplosione e l’incendio che ne è seguito sarebbero stati provocati da un guasto elettrico a circa duemila metri di profondità secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Energia turco Taner Yildiz. Al momento dell’incidente c’erano 787 minatori.
#UPDATE: Death toll in #Turkey #mining disaster further climbs overnight to 282, energy minister says http://t.co/rmyDvHjW6Q
— Hurriyet Daily News (@HDNER) 15 Maggio 2014
I morti sono già più di 200 (282 secondo gli ultimi aggiornamenti). Tra i feriti anche molti soccorritori. I superstiti hanno dichiarato che le fiamme non sono state ancora spente. I minatori rimasti sottoterra sarebbero ancora 120 e avrebbero a disposizione delle maschere antigas, ma la cappa di fumo e il monossido di carbonio avvolgono tutta l’area tanto che tra i tentativi di soccorso messi in atto c’è il pompaggio di ossigeno all’interno della miniera nella speranza di rendere l’aria respirabile.
Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha annullato il viaggio in Albania programmato per mercoledì per recarsi a Soma e seguire la vicenda. Il ministero del Lavoro ha rilasciato un comunicato in cui si afferma che la miniera era a norma e che gli ultimi controlli non avevano riscontrato irregolarità.
L’ultimo incidente sul lavoro di queste proporzioni, il peggiore avvenuto finora in Turchia, risale al 1992 quando un’esplosione dovuta a una fuoriuscita di gas da una miniera nella provincia di Zonguldak, sul mar Nero, causò la morte di 263 minatori.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un tribunale condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari. L’accusa? Aver difeso ambiente e diritti dei popoli nativi dal mega-oleodotto Dakota Access Pipeline.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.