La capitale dello Sri Lanka ha sottratto le plaudi che la circondano ai rifiuti, grazie agli sforzi delle istituzioni e della comunità.
Impariamo a conoscere i pipistrelli, fondamentali per la salute dell’ecosistema
Di pipistrelli si è parlato con la pandemia di Covid-19. Ma la fama – decisamente ambigua – è nota da secoli, anche se pochi ne conoscono il ruolo in natura.
Mi hanno sempre affascinato i pipistrelli, forse perché sono un’amante di un certo tipo di letteratura gotica e i chirotteri sono da sempre parte dell’immaginario collettivo che evoca ville infestate, cimiteri al crepuscolo, fantasmi e revenants. Ma in realtà i pipistrelli, spesso demonizzati, sono degli importantissimi membri del nostro ecosistema e, senza la loro presenza, possono manifestarsi conseguenze gravi per la salute ambientale.
Questi mammiferi – sì, perché di mammiferi si tratta anche se volano – costituiscono il gruppo più numeroso dopo i roditori. Esseri crepuscolari e notturni, volano mediante membrane alari formate da una duplicatura della pelle che comprende gli arti anteriori e che resta tesa tra le lunghissime falangi delle dita, delle gambe e quasi sempre anche della coda. Si orientano nello spazio grazie a un sistema di ecolocazione: le narici e la bocca emettono ultrasuoni che vengono rilevati dai grandi padiglioni auricolari. Di giorno dormono, solitari o in gruppi, in grotte, sotto i tetti o sugli alberi, appesi con le zampe posteriori e la testa rivolta in basso.
Le varie specie di pipistrelli
Nel mondo ci sono più di 1.400 specie di pipistrelli. Questo significa che praticamente un mammifero su cinque è un pipistrello. Si tratta di mammiferi che hanno trasformato gli arti anteriori in ala e che, quindi, sanno volare. Ogni specie ha delle caratteristiche peculiari e si differenzia nel tipo di rifugi occupati, nella fisiologia (alcuni pipistrelli vanno in letargo, altri no) e nel tipo di habitat frequentato. I pipistrelli si trovano in tutti i continenti ad eccezione dell’Antartico.
“Sono animali fantastici, molto sociali e spesso anche specie diverse convivono negli stessi luoghi e si aiutano nella crescita dei nuovi nati. Sicuramente hanno delle modalità di comunicazione che ci sfuggono perché, anche quando in migliaia o in milioni occupano lo stesso rifugio, gli animali si riconoscono tra loro e le mamme ritrovano il loro piccolo in mezzo a tanti altri. E spesso può capitare che i piccini vengono allattati da più mamme. Questo ordine di mammiferi è veramente straordinario, tanto che si continuano a trovare nuove specie. Il pipistrello ha una variabilità incredibile, tanto che la specie più piccola pesa da adulta solo 1,5 grammi, mentre la più grande può arrivare a pesare anche 1,5 chilogrammi!”, mi racconta Alessandra Tomassini, presidente dell’associazione Tutela pipistrelli che ha tra le sue finalità quella di proteggere e tutelare la chirottero/fauna in tutte le modalità possibili.
Le caratteristiche di questi mammiferi
L’associazione fa anche da referente ai vari centri recupero animali selvatici proprio nella corretta gestione dell’iter di recupero e riabilitazione per il rilascio in natura dei pipistrelli. Inoltre, i volontari raccolgono dati sull’andamento delle popolazioni locali e collaborano con gli speleologi per l’attuazione di buone pratiche da osservare in grotta, oltre a dialogare costantemente con esperti e ricercatori per monitorare le specie e diffonderne la conoscenza. Ma come conducono la loro esistenza questi strani mammiferi volanti? “In linea di massima i pipistrelli rimangono nei loro rifugi durante il giorno, s’involano all’imbrunire e vanno a caccia. Quelli italiani, cioè le specie che dimorano in ambienti temperati, hanno un ciclo annuale particolare che comprende anche un periodo di letargo”, spiega Tomassini.
“Tra settembre e dicembre avvengono il corteggiamento e l’accoppiamento, mentre nel periodo invernale i chirotteri abbassano il loro metabolismo, rallentando il ritmo cardiaco e gli atti respiratori, ed entrano così in letargo per risparmiare energie, dato che gli insetti di cui si nutrono in inverno sono troppo scarsi. In primavera le femmine, che hanno conservato nel proprio corpo gli spermatozoi della copula autunnale, fanno avvenire la fecondazione e partoriscono uno o due piccoli, solitamente formando delle numerose colonie anche di specie miste. L’involo dei piccoli avviene a fine luglio o ad agosto”.
I pipistrelli e i vampiri
Di cosa si nutrono i pipistrelli? I regimi alimentari dei chirotteri sono decisamente diversi. In Italia, per esempio, i pipistrelli sono tutti insettivori, anche se alcune specie arricchiscono la loro dieta in altro modo. “Abbiamo ben due specie che si cibano anche di pesciolini che riescono a predare sul pelo dell’acqua. Nel mondo ci sono, comunque, tantissimi pipistrelli che si nutrono di frutta o di nettare, ma esistono specie che attuano diete particolari cibandosi principalmente di pesci, altre di anfibi, alcune addirittura di altri pipistrelli. In questo la natura si è potuta sbizzarrire”, mi racconta Tomassini.
In Italia ci sono circa 34 specie diverse (il dato è in aggiornamento continuo perché, grazie alle nuove tecniche genetiche, non è raro individuarne di nuove). Alcune di queste si sono specializzate a vivere nelle città e quindi è facile ritrovarle dietro le grondaie, sotto le tegole, nelle fessure dei palazzi, nei sottotetti. Altre invece vivono nelle cavità ipogee, come grotte o miniere abbandonate; altre ancora vivono negli alberi vetusti, quelli con dei fori o quelli a cui la corteccia si sta staccando creando una effimera fessura. Il peso dei pipistrelli italiani varia da 3,5 a 35-40 grammi, con solo un’eccezione: la nottola gigante (Nyctalus lasiopterus) che raggiunge i 75 g.
Eppure, nell’iconografia popolare, il pipistrello non si ciba solamente di insetti e piccoli animali. Su questo innocuo abitatore del crepuscolo sono fiorite leggende sanguinose e, spesso, si è confuso il chirottero con la figura del vampiro, creatura leggendaria che vive e prospera cibandosi dell’essenza vitale delle persone. “Tra le 1.400 specie, le più famose sono quelle tre – pari allo 0,2 per cento del totale – che si nutrono di sangue. Di queste tre, solo una si ciba di sangue di mammiferi: il pipistrello vampiro (Desmodus rotundus). Queste specie, per nutrirsi, usano gli incisivi che sono, rispetto a quelli delle altre specie, modificati e appuntiti, e provocano un taglietto sul derma da cui fuoriesce il sangue che loro leccano. Questo tipo di lesione non provoca danni irreversibili sugli animali da cui prendono il sangue, tanto che solitamente neanche se ne accorgono. Il problema può subentrare se il pipistrello in quel momento è portatore di rabbia; solo in questo caso (per fortuna raro) può esserci un problema per l’animale che ha fornito il nutrimento”, dice Alessandra Tomassini.
Che fare se troviamo un pipistrello
E che dobbiamo fare se troviamo, soprattutto in estate, un pipistrello ferito o lesionato? “Capita di frequente di trovare un pipistrello a terra o in una posizione esposta. In questo caso è bene raccoglierlo, mettendosi dei guanti o usando un panno, e inserirlo in una scatola di cartone senza il bisogno di creare dei fori perché scappano facilmente. Solitamente la cosa da fare subito è dargli dell’acqua con una siringa senza ago e poi è consigliabile fotografarlo in vari modi, in particolare sulla schiena, e spedire le foto a [email protected] oppure mandarle su Messenger alla nostra pagina Facebook. La schiena ci fornisce molte informazioni sullo stato di salute dell’animale e, osservando la simmetria delle ali chiuse, possiamo anche capire se ci sono lesioni importanti della superficie alare. Una sola raccomandazione: maneggiamoli il meno possibile”, spiega Tomassini.
Rimane il fatto che potremmo desiderare di tenerli in casa con noi. Ma i pipistrelli possono essere addomesticati? “No, non possono essere addomesticati o detenuti come animali da compagnia. Sono animali selvatici e vederli liberi nel loro ambiente è sempre la cosa migliore”, risponde l’esperta. “Inoltre, sono così piccoli che è veramente complesso capire il loro atteggiamento. Io ho potuto osservare che preferiscono di gran lunga stare con i loro simili e, tutte le volte che possono scegliere, preferiscono rimanere in compagnia di pipistrelli, invece che della nostra mano. Pertanto direi no, non possono essere addomesticati e chi tenta di farlo fa loro solo del male, isolandoli. Sono animali estremamente sociali e necessitano della compagnia dei propri simili: un pipistrello da solo è un pipistrello sfortunato e triste”.
Il loro ruolo nell’ecosistema
Pochi sanno che i pipistrelli sono fondamentali per gli ecosistemi, perché fungono da impollinatori, e favoriscono la dispersione dei semi. Ancor meno pubblicizzato è il loro ruolo di alleati in agricoltura. Circa il 70 per cento delle specie di chirotteri si nutre di insetti. Una femmina in allattamento può arrivare a consumare in una notte l’equivalente del suo peso corporeo. La varietà di artropodi predati è molto ampia e include soprattutto le specie nocive per l’agricoltura. I pipistrelli, inoltre, diminuiscono la pressione degli insetti sui raccolti e la loro presenza consente di ridurre in modo significativo l’utilizzo di pesticidi.
Alcune specie, attirate nelle aree agricole grazie alle bat box, hanno abbassato di circa il 70 per cento la necessità di utilizzare trattamenti parassitari nelle risaie, come dimostrato da una serie di studi condotti in Catalogna. Un risparmio davvero importante sia in termini economici che ecologici. E da poco è anche partita una ricerca a livello europeo per definire e studiare l’apporto dei pipistrelli per quel che riguarda i cambiamenti climatici in atto. Tra pandemie e romanzi gotici, quindi, l’apporto di questi animali nella vita umana e nella salute dell’ecosistema rimane un dato di fatto. Pensiamoci, quando uno di questi mammiferi volanti ci sfreccia davanti al crepuscolo. Senza di lui saremo davvero tutti più poveri.
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