
Secondo il primo studio a indagare le cause del crollo della Marmolada, costato la vita 11 persone, l’evento è dovuto in gran parte alle alte temperature.
Uno studio ha evidenziato l’enorme impatto ambientale generato dalle operazioni di difesa degli Stati Uniti.
Nessun’altra nazione al mondo investe quanto gli Stati Uniti per la propria difesa, per l’anno fiscale in corso si stima che la spesa di aggiri sui 700 miliardi di dollari. Ma, ironia della sorte, proprio questa spropositata spesa militare rappresenta una delle principali minacce per la sicurezza nazionale. Il Pentagono, la sede del quartier generale del dipartimento della Difesa statunitense, è infatti responsabile dell’emissione di enormi quantità di anidride carbonica e altri gas serra, i quali accelerano i cambiamenti climatici, che rappresentano per l’America una minaccia più certa ed immediata di qualsiasi attacco terroristico.
Secondo quanto emerso da uno studio dell’università statunitense Brown, che ha calcolato le emissioni di gas serra provocate dalle operazioni militari statunitensi dal 1975 al 2017, il Pentagono nel 2017 ha immesso nell’atmosfera circa 59 milioni di tonnellate di CO2. Se questa struttura fosse una nazione, riferisce lo studio, le sue emissioni lo renderebbero il 55esimo Paese più inquinante al mondo, con emissioni superiori a paesi industrializzati come Portogallo, Svezia o Danimarca. Per essere alimentata l’enorme macchina militare a stelle e strisce richiede infatti un’enorme quantità di energia, soddisfatta in gran parte grazie ai combustibili fossili. Il Pentagono, secondo i dati riportati dalla ricerca, è responsabile di circa l’80 per cento di tutto il consumo energetico degli Stati Uniti dal 2001 al 2017.
L’insaziabile sete di energia della difesa americana si spiega con un esercito che conta oltre due milioni di persone, undici portaerei nucleari e la più avanzata flotta di aerei militari al mondo. Inoltre gli Stati Uniti sono stati continuamente in guerra dalla fine del 2001, con le forze armate statunitensi attualmente impegnate in oltre ottanta paesi. Le maggiori fonti di emissioni di gas a effetto serra sono gli edifici e il carburante. Il dipartimento della Difesa gestisce infatti oltre 560mila edifici che generano circa il 40 per cento delle sue emissioni inquinanti. Il resto viene generato dalle operazioni militari, nel 2016, secondo lo studio, il dipartimento della Difesa ha consumato circa 86 milioni di barili di carburante per scopi operativi. I veicoli più inquinanti sono gli aerei, in particolare il bombardiere Northrop grumman B-2 spirit, che emette oltre 250 tonnellate di gas serra su un raggio di 6mila miglia nautiche, e l’aerocisterna Boeing KC-135 stratotanker.
Leggi anche: Climate limbo, le migrazioni nell’era dei cambiamenti climatici
Utilizzando i dati sul consumo di carburante diffusi dal dipartimento dell’Energia, Neta C. Crawford, professoressa di Scienze politiche dell’università Brown e autrice dello studio, ha stimato che dal 2001 al 2017 il dipartimento della Difesa Usa ha emesso 1,2 miliardi di tonnellate di gas a effetto serra. “È l’equivalente approssimativo delle emissioni generate da 255 milioni di veicoli civili in un anno”, ha spiegato la ricercatrice. Le emissioni di CO2 legate alle operazioni belliche post 11 settembre, tra il 2001 e il 2017, comprese le operazioni in Afghanistan, Pakistan, Iraq e Siria, hanno invece generato oltre 400 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti all’incirca alle emissioni di gas serra di quasi 85 milioni di auto in un anno.
Nonostante il ridicolo negazionismo climatico del presidente statunitense Donald Trump, lo stesso Pentagono ha definito, in un rapporto presentato al Congresso lo scorso gennaio, i cambiamenti climatici “una questione di sicurezza nazionale”. Il dipartimento della Difesa ha negli ultimi anni ridotto significativamente il consumo di combustibili fossili, ma i tagli effettuati non sono neppure lontanamente sufficienti per rispettare gli obiettivi climatici. Gli effetti del riscaldamento globale sono già ampiamente visibili negli Stati Uniti e rappresentano un rischio concreto: siccità, incendi, inondazioni e temperature estreme minacciano infatti la popolazione. I cambiamenti climatici stanno inoltre rendendo sempre più instabili molte aree del pianeta alimentando le tensioni politiche e provocando migrazioni di massa, si stima infatti che entro il 2050 potrebbero esserci 250 milioni di migranti climatici. A quel punto non basterà avere l’aereo da guerra più veloce e potente per salvare la situazione.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo il primo studio a indagare le cause del crollo della Marmolada, costato la vita 11 persone, l’evento è dovuto in gran parte alle alte temperature.
Il traffico aereo è responsabile del 2,4% delle emissioni di CO2, il che rende urgente l’avvio di azioni concrete da parte del settore per limitare l’impatto dei voli. L’esempio virtuoso di Air Dolomiti.
Viviamo in un mondo caratterizzato da molte crisi: sanitaria, economica e climatica. Da qui, nasce l’idea di creare una Costituzione della Terra.
Con l’installazione di Termoli ha preso il via la campagna “L’impronta del gigante invisibile”: ognuno di noi produce 7 tonnellate di CO2 all’anno.
Catania vive ore drammatiche a causa di un ciclone che potrebbe trasformarsi in un Medicane (Mediterranean Hurricane), un uragano paragonabile a quelli di origine tropicale.
Intervista a Gianmaria Sannino, climatologo dell’Enea: il Mediterraneo è un hotspot climatico, 50 gradi in Sicilia rischiano di diventare una consuetudine.
Nuovo rapporto del Cmcc mostra che le ondate di calore e le alluvioni saranno comuni a tutte le città, con una tendenza di crescita che appare già in atto. Ma le politiche di adattamento funzionano.
Uno studio della Banca Mondiale ha stimato il numero di migranti che potrebbero fuggire dalle loro terre, entro il 2050, per colpa del clima.
Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.