
Dalla gestione dell’acqua ai compost biologici innovativi, il Community learning centre di Dimmerpani è diventato un punto di riferimento per l’agricoltura resiliente. Un’esperienza di successo che parte dalle donne.
Se lo spirito di una sana, dolce, naturale “controcultura alimentare” vive oggi negli USA, probabilmente si incarna in un supermarket alternativo situato a Park Slope, a Brooklyn. L’iniziativa amatoriale avviata nel ’73 da due attivisti al secondo piano di un palazzone in Union Street è diventata oggi un’impresa da 11 milioni di dollari annui con uno
Se lo spirito di una sana, dolce, naturale “controcultura
alimentare” vive oggi negli USA, probabilmente si incarna in un supermarket alternativo situato a Park Slope, a Brooklyn.
L’iniziativa amatoriale avviata nel ’73 da due attivisti al secondo
piano di un palazzone in Union Street è diventata oggi
un’impresa da 11 milioni di dollari annui con uno staff di 50
dipendenti e 7000 soci.
La Park Slope Food Co-op celebra oggi la sua espansione inaugurando
un nuovo grande spazio al Garfield Temple, proprio nell’isolato
dietro l’angolo rispetto alla vecchia sede.
E’ stata la prima a nascere delle attuali 277 cooperative
alimentari oggi censite in USA, e da oggi primeggia anche in
grandezza. In una città, New York, di delizie “all-night” e
“designer restaurant”, la Park Slope è un’anomalia
culturale. I suoi soci dibattono sui temi del vegetarismo totale o
parziale, le virtù del tacchino di tofu, il valore dei
diversi tipi di aloe vera.
Nel nuovo “megastore” ci sono sì generi alimentari normali
(“cresciuti convenzionalmente” li chiamano i membri) ma ciò
che attira i clienti sono i prodotti ortofrutticoli biologici
(“organic”), cibi vegani e macrobiotici, articoli privi di latte, e
così via. In assortimento, anche prodotti che non si trovano
da nessun’altra parte a new York: cavolo verde, radici fresche di
rafano, biete di chioggia, pomodorini…
La cosa inusitata è che, oltre ai commessi e ai dirigenti,
vi lavorano anche diversi ‘volontari’: soci della stessa
cooperativa che garantiscono due ore a settimana, non solo per
organizzare corsi (uno s’intitola “‘Meet your meat’, cosa succede
agli animali prima che finiscano sulla tua tavola?”), incontri e
concerti zen, ma anche… per stare alla cassa!
“Non conosco nessun’altra cooperativa che abbia la stessa sfera
d’influenza – scrive Eve Jochnowitz nel “Journal of Food Studies
Gastronomica” – è un ibrido tra una cooperativa e un modo di
vita”. E conclude: “La Park Slope Coop è un caso
paradigmatico, perfetto, di ciò che lo studioso W.J.Belasco
chiama ‘controcucina’: un sistema alimentare che porta con
sé valori di contro-cultura, accentuando i benefìci
dei cibi biologici, locali, stagionali cresciuti e coltivati da
produttori eticamente responsabili”.
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