Tra deportazioni e campagne d’odio, in India cresce la repressione contro i rohingya

Una donna rohingya, Hasina Begum, è stata deportata dall’India al Myanmar. E lo stesso rischiano centinaia di altri rifugiati della minoranza musulmana.

  • Hasina Begum è stata arrestata senza motivo, separata dalla famiglia e deportata in Myanmar dalle autorità indiane.
  • Centinaia di altri rifugiati rohingya si trovano nei centri di detenzione e presto potrebbero fare la stessa fine.
  • Da tempo i rohingya sono vittime di discriminazioni e persecuzioni in India e la situazione è in peggioramento.

Una rifugiata rohingya, Hasina Begum, è stata deportata dall’India al Myanmar e separata dal resto della famiglia. La donna, come milioni di altre persone appartenenti alla minoranza musulmana, era fuggita dal suo paese per le discriminazioni e le violenze a cui era soggetta.

Un rifugiato rohingya in Bangladesh
Un rifugiato rohingya in Bangladesh © Allison Joyce/Getty Images

Ora però è stata riportata in Myanmar senza alcuna spiegazione, mentre decine di altri rifugiati rohingya sono stati imprigionati in India e rischiano di subire lo stesso trattamento. Un elemento che sta riaccendendo i riflettori sul pessimo trattamento che lo stato indiano riserva a queste persone.

La deportazione di Hasina Begum

Hasina Begum e la sua famiglia, appartenenti alla minoranza musulmana dei rohingya, hanno subito la violenza e le discriminazioni dei militari del Myanmar a partire dal 2012. Negli anni la situazione non ha fatto altro che peggiorare, soprattutto dopo la repressione militare del 2017, e da lì è arrivata la decisione di lasciare il paese.

A oggi solo nel Bangladesh vivono circa 900mila rifugiati rohingya, fuggiti dalla loro madrepatria in quanto vittime di persecuzioni, violenze e un vero e proprio genocidio. Altre centinaia di migliaia si trovano sparse tra gli altri paesi del Sudest asiatico, come la Malesia, il Nepal, l’Indonesia, o addirittura dell’Oceania, come l’Australia. In circa 40mila si trovano invece in India ed è proprio qui che aveva trovato rifugio Hasina Begum con la sua famiglia.

Nel marzo 2021 però la donna è stata arrestata senza un motivo preciso, se non quello di essere “illegalmente sul territorio indiano”, assieme a decine di altre persone. Sono stati reclusi in un centro di detenzione di Jammu, non lontano dalla regione del Kashmir, dove invece sono rimasti il marito e i figli di Hasina Begum. Che a causa della distanza, dei costi di trasporti e anche della necessità dell’uomo di portare avanti il suo lavoro, non sono praticamente mai riusciti a vederla se non in un paio di occasioni, durante le quali sono emerse le sue precarie condizioni emotive. Ora la donna è stata deportata in Myanmar, dove da rohingya rischia di essere sottoposta a quelle stesse violenze che l’avevano costretta a fuggire.

Le discriminazioni dell’India contro i rohingya

La detenzione e la deportazione di Hasina Begum ha riacceso i riflettori sulla difficile condizione dei rifugiati rohingya in India. Come sottolinea l’organizzazione non governativa Human rights watch, “I rifugiati musulmani rohingya in India devono far fronte a restrizioni, detenzioni arbitrarie, attacchi violenti spesso incitati dai leader politici e un rischio maggiore di rimpatri forzati”. 

In effetti, la situazione è drasticamente peggiorata da quando nel 2014 il Bharatiya Janata party, partito induista, ha preso il potere. Quello dell’espulsione dei rohingya dal paese è diventato un ritornello onnipresente nei programmi e nei discorsi dei suoi leader, in quella che ha assunto le sembianze di un sovranismo all’indiana. La minoranza musulmana è stata bollata con appellativi come “terroristi”, una vera e propria campagna d’odio. E non è un caso che negli ultimi anni sempre più rifugiati rohingya abbiano deciso di andarsene in modo spontaneo dal paese, raggiungendo il vicino Bangladesh.

Ora però sembra che la situazione si stia facendo più critica, con la storia di Hasina Begum che sarebbe solo la punta dell’iceberg. L’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, ha raccolto infatti informazioni su centinaia di rohingya che sono stati reclusi nelle ultime settimane nei centri di detenzione indiani. E che rischiano di essere presto deportati nell’inferno del Myanmar.

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