
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un rapporto del Comitato per il controllo ambientale del parlamento britannico chiede che le aziende e i gestori patrimoniali, in particolare i fondi pensione, debbano obbligatoriamente entro il 2022 comunicare i criteri ambientali, sociali e di governance alle base delle loro politiche di investimento e specificare i rischi legati ai cambiamenti climatici.
I cambiamenti climatici sono, probabilmente, la più grande minaccia che la nostra specie deve affrontare. Occorrono, pertanto, sia scelte politiche efficaci e condivise, che un’inversione di rotta da parte delle imprese che devono ridurre il proprio impatto ambientale e, in molti casi, modificare radicalmente il proprio modello di business. Se, fino ad oggi, tante aziende hanno preferito non affrontare apertamente la questione, a breve le imprese britanniche non potrebbero più fare finta di niente. I legislatori britannici vogliono infatti costringere le grandi aziende a riferire i rischi legati ai cambiamenti climatici entro il 2022.
Un rapporto del Comitato per il controllo ambientale del parlamento britannico, pubblicato lo scorso 4 giugno, chiede che venga resa obbligatoria la pubblicazione da parte delle grandi aziende e dei gestori patrimoniali, in particolare i fondi pensione (il mese scorso il comitato ha pubblicato un rapporto secondo cui meno della metà dei venticinque maggiori fondi pensionistici del Regno Unito gestiscono investimenti per un valore complessivo di 550 miliardi di sterline), della loro esposizione ai rischi legati ai mutamenti del clima.
Leggi anche: Marisa Parmigiani. Perché imprese e cambiamenti climatici sono connessi
I cambiamenti climatici comportano rischi finanziari per una serie di investimenti, dall’agricoltura alle infrastrutture mentre la transizione verso un’economia a basse emissioni presenta interessanti opportunità di investimento in settori come le energie rinnovabili e i trasporti che potrebbero avvantaggiare le imprese del Regno Unito. “Abbiamo bisogno di fissare incentivi nel nostro sistema finanziario che incoraggino la sostenibilità a lungo termine che deve essere presa in considerazione nel processo decisionale delle imprese”, ha commentato Mary Creagh, membro del partito Laburista e presidente del Comitato di controllo ambientale.
Attualmente le imprese britanniche possono fornire queste informazioni volontariamente ma, secondo quanto sostiene il Comitato di controllo ambientale, il governo britannico non ha intrapreso alcuna iniziativa per verificare la veridicità delle informazioni pubblicate. Se adottasse la misura proposta il Regno Unito seguirebbe l’esempio della Francia, che nel 2016 ha obbligato i grandi investitori a divulgare le modalità con cui vengono integrati i criteri ambientali, sociali e di governance nelle loro politiche di investimento.
Le aziende e gli investitori danno solitamente la priorità ai profitti a breve termine, i quali però inibiscono lo sviluppo. Le Nazioni Unite sostengono che il settore finanziario debba cambiare e iniziare a valutare seriamente il proprio impatto a lungo termine, tra cui la sostenibilità ambientale e i rischi e le opportunità correlati ai cambiamenti climatici, se si vuole raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile prefissati dall’Onu.
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