Israele ha dimezzato l’ingresso degli aiuti umanitari e sparato contro civili palestinesi. Accusa Hamas di non consegnare i corpi degli ostaggi morti.
Israele ha dimezzato l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, ha aperto il fuoco sui civili palestinesi e ha chiuso il valico di Rafah. Sono le prime brecce nell’accordo siglato la scorsa settimana con Hamas, che Israele ha giustificato con la mancata consegna da parte dell’organizzazione palestinesi dei corpi degli ostaggi deceduti.
Per ora l’accordo ha portato alla liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e di circa 1.700 prigionieri palestinesi, reclusi nella gran parte dei casi senza accuse e processo. Nel frattempo si continua a negoziare per le fasi successive dell’accordo, relative alla ricostruzione e all’amministrazione della Striscia di Gaza.
Il recupero degli ostaggi senza vita
Finora l’accordo siglato il 10 ottobre tra Israele e Hamas è stato in linee generali rispettato. Hamas ha consegnato tutti i venti ostaggi israeliani ancora in vita. Israele ha liberato circa 1.700 persone palestinesi recluse nelle sue prigioni, spesso in condizione di detenzione amministrativa e dunque senza accuse formali e senza essere state sottoposte a un processo. Tra questi ci sono anche minorenni.
I problemi sono sorti nelle ultime ore. Secondo i termini dell’accordo, Hamas avrebbe dovuto consegnare i corpi di una ventina di ostaggi deceduti. Alcuni sono stati già riportati in Israele, ma per altri le operazioni di recupero sono molto difficili a causa del cambiamento del contesto spaziale della Striscia di Gaza, perlopiù ridotta in macerie, che rende difficile localizzare il luogo in cui erano stati sepolti. Hamas ha anche sottolineato che l’uccisione da parte di Israele di diversi suoi dirigenti sta complicando il ritrovamento di quei corpi visto che erano loro ad aver supervisionato le sepolture.
Anche la Croce rossa ha lanciato l’allarme che il recupero dei corpi è una sfida molto difficile a causa delle macerie e che potrebbe richiedere giorni se non settimane. Nell’accordo in realtà era stata presa in considerazione questa difficoltà e si era parlato della creazione di un’apposita task force internazionale che potesse dare una mano nelle operazioni di ricerca. Ma Israele non ha intenzione di aspettare e ha denunciato la violazione degli accordi.
Israele viola gli accordi
Chi sicuramente ha violato gli accordi è stato proprio Israele. L’esercito continua a controllare oltre il 50 per cento della Striscia di Gaza, come fissato dai negoziati, ma in diverse occasioni negli ultimi giorni non ha rispettato il cessate il fuoco, sparando contro civili palestinesi e uccidendone almeno sei. Altri sette palestinesi sono invece stati uccisi da Hamas, dopo essere stati accusati di tradimento e di legami con Israele.
Israele ha anche dimezzato l’ingresso dei camion umanitari nel territorio palestinese. Dovevano entrarne 600 al giorno ma sono solo 300 e questo è stato giustificato con il fatto che Hamas non sta consegnando abbastanza velocemente i corpi degli ostaggi detenuti. Le autorità israeliane hanno chiuso il valico di Rafah, che collega la Striscia di Gaza all’Egitto, anche questo in violazione degli accordi siglati la scorsa settimana. Poi è stata annunciata la sua riapertura.
Il futuro di Gaza
Nel frattempo proseguono i negoziati per le fasi successivi dell’accordo, che tra le altre cose dovrebbe prevedere il disarmo di Hamas. Il presidente statunitense Donald Trump ha detto che questo obiettivo verrà raggiunto in qualsiasi modo, anche usando la forza nel caso l’organizzazione palestinese dovesse rifiutarsi.
Il ministro degli Esteri egiziano ha proposto una squadra di 15 tecnocrati palestinesi che dovrebbe affiancare una futura autorità transnazionale, di cui dovrebbe far parte anche l’ex premier britannico Tony Blair, per amministrare temporaneamente la Striscia di Gaza. L’Onu infine ha quantificato in 70 miliardi di euro il costo della ricostruzione del territorio palestinese, ridotto perlopiù in macerie da oltre due anni di genocidio di Israele.
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