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Una bambina di nove anni scalza, nuda, spogliata persino della pelle. Kim Phuc appare così nella fotografia che per molti è stata in grado di porre fine alla guerra del Vietnam molto più velocemente di qualsiasi negoziato, bomba o presidente. Sono passati 43 anni da quello scatto realizzato l’8 giugno 1972 dal fotoreporter premio Pulitzer
Una bambina di nove anni scalza, nuda, spogliata persino della pelle. Kim Phuc appare così nella fotografia che per molti è stata in grado di porre fine alla guerra del Vietnam molto più velocemente di qualsiasi negoziato, bomba o presidente. Sono passati 43 anni da quello scatto realizzato l’8 giugno 1972 dal fotoreporter premio Pulitzer dell’Associated Press, Nick Ut, che a quel tempo aveva solo 21 anni.
Oggi Phuc ne ha 54 e per la maggior parte della sua vita ha cercato di scappare da quella foto. Ha cercato di dimenticare un momento disumano. Ma fuggire da qualcosa che ti porti addosso ogni giorno, da un dramma che ti è rimasto attacco alla pelle, però, è impossibile. Così Phuc ha smesso di allontanarsi da quell’immagine e ha deciso di portarla con sé in giro per il mondo, di lavorare per la pace raccontando la brutalità della guerra. Oggi è ambasciatrice dell’Unesco.
Anche Phuc sembra aver trovato un angolo di pace sulla Terra dopo tanto tempo: “Per molti anni ho pensato che mi sarei liberata delle cicatrici, del dolore solo una volta che fossi andata in paradiso. Ma ora il paradiso, per me, è sulla Terra!”. Sì, perché grazie a un intervento specialistico condotto dalla dottoressa Jill Waibel dell’istituto di dermatologia e laser di Miami, negli Stati Uniti, la donna potrà liberarsi nel giro di un anno dagli effetti del napalm sganciato dagli americani sui villaggi vietnamiti. Un’operazione laser molto sofisticata che sarà in grado di ricostruire i tessuti della pelle e porre fine al dolore costante. Al suo fianco durante l’operazione, a immortalare il momento, c’era lo stesso fotografo di 45 anni fa, Nick Ut.
Kim Phuc vive con la sua famiglia in Canada da più di vent’anni. Ha due figli e, oltre all’impegno con le Nazioni Unite, ha fondato la Kim foundation international, un’associazione che aiuta i bambini vittime della guerra attraverso la costruzione di scuole e ospedali e cercando di dare una casa a coloro che sono rimasti orfani. Grazie alla sua forza e alla sua tenacia, Phuc è diventata un esempio da seguire, una donna che ha imparato a perdonare, un simbolo più forte di quanto non lo sia la bambina della foto. Ecco perché quell’immagine, oggi, non è altro che una delle tante cicatrici che, con il tempo, smetteranno di provocarle dolore.
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