
Secondo uno studio americano sulla salute metabolica, il consumo di ceci è in grado di abbassare il colesterolo, mentre quello di fagioli neri riduce l’infiammazione.
Il nichel in sé non rappresenta un veleno: solo da un certo contenuto in avanti la sua assunzione può dare fastidio alle persone sensibili. Cosa mettere in tavola al mattino per recuperare la tolleranza a questo elemento?
La prima colazione stimola il metabolismo, aiuta a controllare l’iperglicemia e migliora le prestazioni sportive e il rendimento scolastico. Alcuni ingredienti di una classica prima colazione possono però interferire con le scelte alimentari di chi reagisca al nichel o ai prodotti correlati con questo metallo.
Questo disturbo è purtroppo in crescita in Italia e nel mondo e non fa riferimento alla sola reazione da contatto. Se è vero che in alcuni rari casi la risposta al metallo sembra dovuta alla azione diretta sulla pelle di monili, gioielli, cinture e altro ancora, nella maggior parte dei casi si sta scoprendo che la reazione è dovuta ad una reazione generale al nichel (la cosiddetta Snas o Sindrome da reazione sistemica al nichel e i suoi effetti, generali o locali che siano, sono dovuti anche alla introduzione di cibi o alimenti che contengano molto nichel. La prima colazione di chi abbia reazioni a questo metallo merita perciò una particolare attenzione.
Il nichel in sé non rappresenta un veleno e solo da un certo contenuto in avanti la sua assunzione può dare fastidio alle persone sensibili. Di solito devono essere controllati avena e mais, ma sono consentiti frumento e riso (che pure contengono nichel, in misura minore), anche se individualmente si può arrivare dopo qualche giorno ad aggiustare la dieta in base alle risposte individuali. La reazione dipende anche da altri fattori che non sono solo il contenuto specifico di nichel. Si deve capire che un cibo non fa male “perché contiene nichel”, come molti sostengono, ma perché ne contiene “individualmente troppo” e spesso perché è associato ad altre sostanze che facilitano la reattività dell’organismo nei suoi confronti.
Una mandorla o una nocciola seccata possono non dare fastidio (nonostante il nichel che contengono), ma la loro preparazione “roasted” (tostata e salata) determina una reazione molto intensa verso quel cibo. Inoltre, alimenti coltivati in modo naturale e biologico, pur ricchi di nichel, non danno le reazioni stimolate invece dagli stessi alimenti coltivati in ambienti più contaminati. Questo invita a preferire preparazioni che garantiscano un buon livello di produzione.
Il nichel è naturalmente presente dovunque e la scelta dei cibi più adatti deve comprendere quelli a basso contenuto di nichel e coltivati con sapienza. Seguendo gli esempi dell’articolo sulle basi pratiche della prima colazione si può usare pane integrale preparato senza aggiunta di grassi, affiancato a una marmellata 100% frutta, scegliendo tra quelle a base di mela, albicocche, lamponi, pesche, melograno (a bassissimo contenuto di nichel) e evitando invece quelle a base di pere, prugne, prugnole e kiwi (che di nichel ne contengono molto).
La quota proteica sarà garantita da una scelta tra formaggio, prosciutto, uova preparate al forno senza grassi di cottura e da alcune preparazioni a base di soia. I semi oleosi vanno inseriti solo dopo un congruo periodo di controllo alimentare e la frutta fresca deve sempre essere presente fin dall’inizio del pasto.
Si può trovare un dettaglio degli alimenti ad elevato contenuto di nichel, anche se è fondamentale ricordare che la guarigione dei fenomeni di reazione al cibo avviene grazie al recupero della tolleranza immunologica e attraverso la reintroduzione graduale di cibi che contengano questo sale. In molti casi, quindi, anche un poco di cioccolato fondente di provenienza biologica, nonostante il contenuto di nichel, potrebbe fare compagnia al resto della colazione per dare gioia al palato.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo uno studio americano sulla salute metabolica, il consumo di ceci è in grado di abbassare il colesterolo, mentre quello di fagioli neri riduce l’infiammazione.
I risultati di un progetto pilota sull’agricoltura rigenerativa mostrano i vantaggi di questo approccio rispetto all’agricoltura convenzionale. Registrando una produttività complessiva più elevata.
Lieviti e glutine sono tra gli alimenti che compaiono con più costanza sulla tavola degli italiani, e questo può spesso portare a sviluppare infiammazione generalizzata da cibo.
Dopo cinque minuti di esposizione alla pubblicità di cibo spazzatura i bambini consumano più calorie: lo studio presentato al Congresso europeo sull’obesità.
A Ouagadougou si costruiscono orti e si piantano alberi per proteggere la città dalle ondate di calore e produrre cibo locale e accessibile.
Uno studio su sei cibi importati sottolinea la necessità di risposte da parte della Ue a un’emergenza reale e sempre più preoccupante per la sicurezza alimentare.
Secondo una stima dei ricercatori del Politecnico di Milano, ci sono molte aree del mondo in cui l’agrivoltaico consentirebbe di coltivare sotto i pannelli solari.
In Brasile si pratica una sorta di “riciclaggio del bestiame” che impedisce di sapere se la carne bovina proviene da capi allevati in aree distrutte illegalmente.
Ogni 10 per cento di cibi ultra-processati in più nella dieta, aumenta del 3 per cento il rischio di morte prematura. L’analisi in otto Paesi.