Per la Giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno, abbiamo scelto otto tecnologie che combattono l’inquinamento da plastica nei mari e nei fiumi.
La carta realizzata con gli scarti di kiwi e caffè
Una nuova carta ecologica realizzata con gli scarti di mais, agrumi, kiwi, olive, mandorle, nocciole e caffè. E’ Crush, la nuova carta presentata da Favini.
Si chiama Crush, la nuova carta pensata e realizzata
dall’italianissima Favini, storica azienda che
opera sul mercato della produzione di carta e nel settore delle
carte industriali con due stabilimenti, uno a Vicenza e l’altro a
Verbania.
Realizzata per il 15% con i sottoprodotti di mais, agrumi,
kiwi, olive, mandorle, nocciole e caffè, la carta
è stata sperimentata e studiata per il mondo del packaging.
La cellulosa impiegata per realizzare il prodotto proviene per il
30% inoltre da cellulosa riciclata, mentre il resto è
comunque certificato FSC, ovvero proveniente da foreste gestite in
maniera sostenibile ed è sbiancata senza l’utilizzo di cloro
(ECF). L’energia impiegata in azienda è 100% rinnovabile e
autoprodotta.
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Insomma una carta ecologica e dalle caratteristiche uniche, anche
tattili, tant’è che sono visibili gli stessi residui
organici nella trama. Una carta unica, che è stata premiata
come “soluzione più innovativa di packaging ecologico” al
Luxe
Pack in Green Award, tenutosi a Monaco lo scorso
anno.
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L’azienda non è nuova a queste iniziative: da anni impiega
le proprie risorse nella ricerca e nello sviluppo di materiali
alternativi ed ecologici per la realizzazione dei propri prodotti.
Ne è un esempio la Shiro Alga, la prima carta al mondo
realizzata a partire dalla cellulosa delle alghe in eccesso
raccolte nella laguna di Venezia. Il progetto piace anche
all’estero, tanto che Favini si sta rivolgendo alle coste bretoni
per la raccolta delle alghe in eccesso, viste le difficoltà
burocratiche riscontrate ultimamente nel nostro paese.
Dopo che anche il colosso della carta indonesiano,
l’Asia Pulp and Paper, ha annunciato di voler fermare la
deforestazione in Indonesia e di contribuire a
proteggere gli habitat dell’isola, da oggi le foreste hanno un
motivo in più per respirare aria di cambiamento,
perché le alternative ci sono.
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