Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Uno studio su 300 bambini ha mostrato differenze nello sviluppo tra i neonati allattati al seno o con latte vaccino e quelli con bevanda vegetale alla soia (impropriamente chiamata latte di soia).
Nutrire i neonati solo con “latte di soia” (o più correttamente bevanda vegetale a base di soia) potrebbe causare loro modifiche all’apparato riproduttivo. Lo dice uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism che però necessita di ulteriori approfondimenti per verificare se queste modificazioni comportino rischi per la salute dei bambini.
La ricerca, parte di uno studio sulla salute e sull’alimentazione dei neonati e patrocinato dai National Institutes of Health, è stata condotta su 283 bambini nati negli ospedali di Philadelphia tra il 2010 e il 2013, monitorati fino alla 28esima settimana d’età per i maschi e alla 36esima per le femmine. Un certo numero di neonati, per la durata della ricerca, sono stati allattati esclusivamente al seno, altri sono stati nutriti solo con latte vaccino, altri ancora solo con bevanda vegetale alla soia. Verificando tre parametri, ovvero la maturazione delle cellule epiteliali dell’apparato riproduttivo, lo sviluppo ecografico e la concentrazione di estrogeni nel sangue, gli scienziati hanno osservato che lo sviluppo dell’apparato riproduttivo delle femmine allattate con “latte di soia” era differente da quelle che avevano ricevuto un altro tipo di latte.
Nelle femmine allattate con latte di soia l’indice di maturazione nelle cellule epiteliali vaginali mostrava infatti valori maggiori e il volume uterino diminuiva più lentamente, anche se in misura contenuta e non allarmante. Questo potrebbe essere collegato alla presenza nella bevanda vegetale di soia di isoflavoni, in particolare genisteina, con una struttura simile agli estrogeni, che può alterare il sistema endocrino del corpo e interferire con il normale sviluppo ormonale. In attesa che altri studi possano verificare più approfonditamente i rischi nel somministrare tale bevanda ai neonati, i ricercatori hanno specificato che il suo utilizzo è da limitare solo in caso di patologie che rendono problematica la digestione del latte, come il deficit di enzima lattasi, e hanno ricordato, in linea con il parere dei pediatri dall’American Academy of Pediatric, che l’allattamento al seno è consigliato almeno per i primi sei mesi di vita.
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