Beyond Zero

Le 50 città più sostenibili del mondo, da Francoforte a Nairobi. Roma è 24esima

La classifica delle 50 città più sostenibili del mondo è stata stilata da Arcadis, tenendo conto soprattutto di parametri relativi alla mobilità e alla capacità di rinnovarsi. La lista si basa su un’analisi del Centre for Economics and Business Research.

Londra non è più al primo posto tra le città più sostenibili del mondo. Francoforte l’ha superata, conquistando il podio della nuova classifica stilata da Arcadis. Roma raggiunge il 24esimo posto, mentre Milano è fuori dalla classifica. Ci sono poi Copenaghen, Amsterdam, Rotterdam, Berlino e Seul, Hong Kong, Madrid e Singapore. Francoforte risulta la migliore in forza del suo sistema di trasporti, qualità dell’acqua, strutture istituzionali e sociali, ambiente propizio allo sviluppo futuro verso le dimensioni tecnologico delle smart city. La città tedesca scavalca la capitale inglese e si aggiudica la vetta grazie alle misure di riduzione di CO2 e al parco urbano di 8000 ettari: eccellenti le sue prestazioni energetiche, dato che sono già venticinque anni che riduce costantemente le emissioni e nel 2050 prevede di essere completamente alimentata dalle energie rinnovabili.

 

Arcadis è un ente di consulenza globale su natural and build asset design. Lo scopo del nuovo Sustainable Cities Index elaborato dal Centre for Economics and Business Research (Cebr) è quello di giudicare il grado di capacità delle città analizzate nel soddisfare le esigenze dei cittadini senza compromettere la qualità di vita delle generazioni future. Le valutazioni delle diverse città si basano su 20 criteri suddivisi in 5 aree chiave: economia, business, fattori di rischio, infrastrutture e finanza. Suddivide poi i risultati in tre sotto-indici: sociale (“people”), ambientale (“planet) ed economico (“profit”), e la combinazione dei dati determina la posizione di ogni città in termini di sostenibilità.

 

Il sottoindice “people” prende in considerazione i trasporti, le infrastrutture, le strutture scolastiche, gli spazi verdi nella città, le condizioni dei lavoratori e le diseguaglianze di reddito.

 

Il sottoindice “planet” quantifica i consumi energetici, l’utilizzo delle rinnovabili, il sistema di smaltimento dei rifiuti, la percentuale di rischio di catastrofi naturali, la purezza delle acque e l’inquinamento dell’aria.

 

Il sottoindice “profit”, infine, analizza le performance delle città dal punto di vista economico e la loro propensione a divenire smart city. I fattori considerati sono stati il costo della vita, il reddito pro capite, la gestione delle risorse finanziarie per le istituzioni, i trasporti e i servizi.

 

Ecco la classifica interattiva completa del Sustainable Cities Index 2015.

 

La mobilità urbana sostenibile, ibrida, a idrogeno, multimodale, è un fattore chiave in tutti e tre i risvolti della qualità della vita in città: è importante nei riguardi delle persone – della sfera sociale; nei riguardi dell’ambiente; nei riguardi dell’economia, nel senso che è un elemento che favorisce l’innovazione tecnologica e l’evoluzione verso la smart city. Dopo Francoforte, difatti, Londra mantiene un posto eccellente in considerazione degli sforzi per migliorare la qualità dell’aria e di contrasto ai cambiamenti climatici. Al terzo posto Copenhagen, centro all’avanguardia per strategie innovative e alternative sui trasporti.

 

Delle cinquanta città prese in considerazione quattordici fanno parte dell’Unione Europea, tra cui le prime sei. Tredici sono asiatiche, dieci americane, cinque del Medio Oriente, cinque sudamericane e due africane. Stravince l’Olanda, con Amsterdam e Rotterdam – ben due città – tra le prime cinque al mondo. Bene anche l’Inghilterra, con Manchester e Birmingham oltre alla capitale. La città più sostenibile in Medio Oriente è Dubai. Singapore, Seoul, Hong Kong le tre migliori dell’Asia. L’unica città italiana in classifica è Roma, che si è posizionata al ventiquattresimo posto assoluto. Nello specifico, è  al trentaduesimo per la qualità della vita delle persone, all’ottavo per l’impatto ambientale sul pianeta e al trentacinquesimo per lo sviluppo economico.

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