Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Sono quasi tutte società a responsabilità limitata (srl). Hanno ancora fatturati ridotti, anche se non sono poche quelle che superano i 100mila euro. Alcune sono attente all’ambiente. Pochissime hanno un valore sociale aggiunto. È il panorama delle startup innovative che emerge dalla sezione speciale del registro istituito presso le Camere di Commercio. In totale sono
Sono quasi tutte società a responsabilità limitata (srl). Hanno ancora fatturati ridotti, anche se non sono poche quelle che superano i 100mila euro. Alcune sono attente all’ambiente. Pochissime hanno un valore sociale aggiunto. È il panorama delle startup innovative che emerge dalla sezione speciale del registro istituito presso le Camere di Commercio.
In totale sono 1.650 le imprese iscritte. La maggior parte (332 pari al 20 per cento) è concentrata in Lombardia, poi in Emilia Romagna (178 pari a oltre l’uno per cento) e Lazio (169 pari a quasi l’11 per cento). Di queste, 303 (quasi il 20 per cento) dichiarano di essere ad alto valore tecnologico in ambito energetico e soltanto 45 (meno del 3 per cento) dichiarano di essere a vocazione sociale. Tra queste ultime i settori più coperti sono l’editoria (13) e l’istruzione (12), seguite da ricerca scientifica e sviluppo (8), attività di produzione e post produzione cinematografica (4), attività creative, artistiche e di intrattenimento (3), assistenza sanitaria (3), assistenza sociale (1), attività di biblioteche, archivi e musei (1). Nessuna si occupa di tutela dell’ambiente o di turismo sociale.
Queste startup possono accedere a una serie di benefici: incentivi fiscali sugli investimenti, minori oneri di avvio, facilitazioni nell’accesso al credito, flessibilità nei contratti di lavoro e, soprattutto, possibilità di accesso all’equity crowdfunding.
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