Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Come da tradizione, Reporter senza frontiere (Reporters without borders) ha pubblicato l’indice sulla libertà di stampa aggiornata al 2015. La classifica prende in considerazione 180 paesi basandosi su diversi criteri, tra cui il pluralismo e l’indipendenza dei mezzi di informazione, il rispetto per la sicurezza e la libertà dei giornalisti e il grado di protezione
Come da tradizione, Reporter senza frontiere (Reporters without borders) ha pubblicato l’indice sulla libertà di stampa aggiornata al 2015. La classifica prende in considerazione 180 paesi basandosi su diversi criteri, tra cui il pluralismo e l’indipendenza dei mezzi di informazione, il rispetto per la sicurezza e la libertà dei giornalisti e il grado di protezione di cui godono a livello legislativo, istituzionale e infrastrutturale.
In generale l’anno che si è da poco concluso è stato difficile per chi fa informazione perché la libertà ha subito un calo preoccupante in tutti i continenti a causa di guerre, violenze, crisi economica e dei giornali. In particolare sono due terzi i paesi che hanno peggiorato la loro posizione.
In cima alla lista, come sempre, ci sono tre paesi scandinavi: Finlandia, al primo posto per cinque anni di fila, seguita da Norvegia e Danimarca. Al contrario, tra i peggiori ci sono Turkmenistan, Corea del Nord e Eritrea, all’ultimo posto.
L’Italia ha perso 24 posizioni, passando dal 49esimo posto al 73esimo. Secondo il rapporto il nostro paese ha vissuto un anno davvero difficile, tra intimidazioni (soprattutto di organizzazioni mafiose) e un incremento del numero di diffamazioni senza giustificazione.
Tra i nostri vicini, la Francia guadagna un posto arrivando al 38esimo posto. Gli Stati Uniti perdono tre posti (49), mentre ne guadagna dodici il Brasile arrivando tra i primi cento (99). Male la Russia (152) e la Cina (176).
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