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L’Italia è stata la prima in Europa a vietare i sacchetti di plastica. Una legge ostracizzata da molti, che ora trova una consacrazione al Parlamento europeo.
Dopo il primo ok del Parlamento europeo alle nuove regole anti sacchetti di plastica che prevede misure come tasse e divieti, l’Italia vede riconosciuto il fatto di esserci arrivata per prima.
L’Europarlamento ha dato il via libera a nuove regole per ridurre l’uso delle buste di plastica usa e getta negli Stati membri. La Commissione Ambiente ha detto sì ad un taglio della loro distribuzione di almeno il 50% entro il 2017 e dell’80% due anni dopo, con 44 voti a favore, 10 contrari e sei astensioni. Secondo il testo approvato, che sarà sottoposto alla sessione plenaria dell’Assemblea di Strasburgo del 14-17 aprile, gli Stati Ue dovrebbero adottare misure come tasse, imposte, restrizioni o divieti di commercializzazione per garantire che i negozi non forniscano sacchetti di plastica gratuiti con uno spessore inferiore a 0,05 millimetri, ad eccezione di quelli superleggeri per avvolgere alimenti sfusi come carne cruda, pesce e prodotti lattiero-caseari.
Gli involucri per avvolgere alimenti come frutta, verdura e dolciumi dovrebbero invece essere sostituiti dal 2019 da sacchetti in carta riciclata o sacchetti biodegradabili e compostabili. “Mettere un prezzo sui sacchetti di plastica monouso è uno strumento altamente efficace per ridurre il loro consumo eccessivo” ha spiegato la relatrice danese dei verdi, Margrete Auken. Quest’iniziativa di Bruxelles ha una particolare rilevanza per l’Italia: congela di fatto la procedura d’infrazione ancora aperta per un divieto di uso dei sacchetti di plastica non biodegradabili già adottato, per la durata dell’iter legislativo.
Una buona notizia per l’ambiente in Europa e un riconoscimento importante per l’Italia e la sua legge che mette al bando le buste di plastica. Un divieto perentorio fortemente voluto nel 2008 dal ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, entrato in vigore nel 2011 ma ostacolato da tutti i produttori di plastica, che si sono rivolti alla Commissione europea per far invalidare il provvedimento.
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