Morto Luis Sepúlveda, lo scrittore cileno che ha dato voce a chi voce non ha

Il coronavirus si è portato via anche lui. 70 anni, una vita tra la sua America latina che l’ha partorito – ma che l’ha anche espulso – e l’Europa che l’ha accolto. Luis Sepúlveda si è spento in un ospedale delle Asturie, in Spagna, dove viveva dal 1997. Autore di decine tra romanzi, libri di

Il coronavirus si è portato via anche lui. 70 anni, una vita tra la sua America latina che l’ha partorito – ma che l’ha anche espulso – e l’Europa che l’ha accolto. Luis Sepúlveda si è spento in un ospedale delle Asturie, in Spagna, dove viveva dal 1997. Autore di decine tra romanzi, libri di viaggio, saggi, sceneggiature, noto al grande pubblico per Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, ma anche per Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, grazie a cui nel 1989 vinse il Premio Tigre Juan, Lucho, come lo chiamavano gli amici, è stato un guerrigliero, impegnato in molte battaglie con un potere tiranno, quello di Augusto Pinochet, che prima lo incarcerò per due volte, poi lo mandò in esilio per otto anni.

Chi era Luis Sepúlveda

Attivista instancabile e incredibile narratore, Sepúlveda ha scelto la letteratura per “dar voce a chi non ha voce”. Nato il 4 ottobre del 1949 a Ovalle, in Cile, in una stanza d’albergo, che, scherzava, certo non era “un hotel a cinque stelle”, Sepúlveda è cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile. Da bambino sognava di diventare un calciatore ma presto diventò un fervido lettore di Garcia Lorca, Antonio Machado e Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1945. Durante la presidenza di Salvador Allende si iscrisse al Partito Socialista ed entrò a far parte della guardia personale del Presidente cileno. Arrestato nel 1973 dopo il colpo di stato con cui si era instaurata la dittatura di Pinochet, passò sette mesi in una cella minuscola in cui era impossibile stare anche solo sdraiati o in piedi. Dopo le pressioni di Amnesty International, fu liberato ma le sue convinzioni politiche gli costarono un secondo arresto e una condanna all’ergastolo, che poi si tramutò in otto anni d’esilio.

Siamo nel 1977 ed è a questo punto che lo scrittore lasciò il Cile e si unì a una missione dell’Unesco per studiare l’impatto della civiltà sulle popolazioni native, nello specifico sugli indios Shuar, con cui visse a stretto contatto per sette mesi. Da questa esperienza nacque il suo primo romanzo, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, dedicato a Chico Mendes, uscito quasi in sordina nel 1989 e diventato bestseller mondiale solo dopo la traduzione in francese per le edizioni di Anne-Marie Métailié nel 1992. Da quel momento Lucho divenne uno fra gli scrittori più popolari in Europa, ricercato dai festival, letto da un pubblico di tutte le età. Come in Italia, dove Sepúlveda iniziò la sua collaborazione con Guanda che durò ininterrotta per oltre venticinque anni.

Fu anche un fervido ecologista: tra il 1982 e il 1987 fu membro dell’equipaggio su una nave di Greenpeace, esperienza che ispirò il suo secondo romanzo, Il mondo alla fine del mondo, in cui raccontò navi-fabbrica che trascinano a bordo balene esangui e si trasformano in mattatoi, inseguimenti tra le nebbie dell’Antartide, militanti ecologisti contro pescatori giapponesi. Una vita, quella di Sepúlveda, in cui letteratura e lotta politica sono state sempre unite. Anche quando nell’ottobre del 1998 Pinochet venne arrestato a Londra su mandato internazionale per crimini contro l’umanità, emesso dal giudice spagnolo Baltasar Garzón. Lo scrittore e giornalista si scagliò con articoli e interventi appassionati contro il generale ormai anziano. Motivo per cui l’Inghilterra decise di negare l’estradizione in ragione delle sue precarie condizioni di salute.

Vola solo chi osa farloLuis Sepúlveda

L’Europa l’accolse dal 1979, Amburgo prima, la Francia poi. Ma fu la Spagna ad accompagnarlo negli ultimi anni della sua vita. Nel 1997, prese una casa in Spagna, a Gijón, nelle Asturie insieme a Carmen Yáñez, che aveva sposato nel 1971 e da cui si era separato per un periodo.

La malattia

Sepúlveda aveva contratto il virus dopo il ritorno dal festival letterario Correntes d’Éscritas, tenutosi a Póvoa de Varzim, in Portogallo. Aveva avuto i primi sintomi il 25 febbraio e si era rivolto per la prima volta a un medico il 27 febbraio, che ne aveva disposto il ricovero nell’unità di sorveglianza intensiva dell’ospedale Covadonga di Gijón per una sospetta polmonite. Dopo che il test ha mostrato la positività al Covid-19, era stato trasferito nell’ospedale maggiore di Oviedo. Anche sua moglie era stata ricoverata in ospedale perché presentava sintomi sospetti, ma se lei da due settimane era negativa ai test, lui non è invece riuscito a sconfiggere il virus.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Le mete della letteratura, i viaggi ispirati dai romanzi

Spesso di un buon libro si ricorda l’ambientazione, perché descrive luoghi che conosciamo oppure perché fa nascere in noi il desiderio di visitarli. I grandi della letteratura in questo erano forse ancor più bravi degli scrittori moderni. Un tempo infatti, visitare paesi stranieri non era così semplice e in pochi potevano permetterselo. Tra questi gli scrittori,

In “Maya” il mondo è magia

In “Maya” il mondo è magia. Si mescolano i tempi e le persone, si sovrappongono volti, parole e carte.