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In “Maya” il mondo è magia. Si mescolano i tempi e le persone, si sovrappongono volti, parole e carte.
Siamo a Taveuni, la piccola isola dell’arcipelago delle Fiji. Qui si incontrano diversi personaggi, tra cui Frank, un biologo norvegese che si è recentemente separato dalla sua compagna dopo un grave lutto famigliare, John Spooke, scrittore inglese, Ana e José, una coppia di spagnoli. Proprio a Taveuni c’è il 180′ meridiano, la linea del cambiamento di data. E proprio a cavallo di questa linea si tenderà l’ordito su cui si aggroviglieranno i fili della trama di questo romanzo. Ana e José. Frank è affascinato dai dialoghi in spagnolo tra la coppia, che finge di non capire, ma che in realtà capisce.
Si sussurrano strane frasi. Che cosa vorranno dire? E poi guarda Ana: affascinante, ammaliante. Con quel suo vestito rosso. Ha già visto quella donna, il suo volto gli è così famigliare… Ma dove l’ha vista? E quando? Il tempo scivola e i luoghi si moltiplicano in “Maya”. Da Taveuni a Madrid. E a Siviglia.
E indietro nella storia. Non è facile salire e scendere gli scalini della memoria. Si inciampa, si ruzzola. Non sempre si comprende la verità, oppure si pensa di averla compresa e poi, oplà, sfugge. In “Maya” il mondo è magia. Si mescolano i tempi e le persone, si sovrappongono volti, parole e carte. Il mondo, la Terra, l’uomo sono fluidi, si perdono i confini: “siamo noi siamo l’enigma che nessuno decifra. Siamo la favola racchiusa nella propria immagine. Siamo ciò che continua ad andare avanti senza arrivare mai a capire”. L’ispirazione è magica, filosofica, affascinante, travolgente.
Filosofia, storia, tradizione, affabulazione si mischiano, si sciolgono l’una nell’altra, in una danza, lasciando al lettore un sapore di incantesimo sulla realtà. Una cosuccia non sempre convince, il racconto non è sempre scorrevole, ma vale la pena superare questi scogli. Per pensare al mondo, alla Terra, ai rapporti umani in un’altra prospettiva. Perché ognuno scrive la propria storia, vivendola. C’è chi poi la blocca sulla carta e la rende eterna.
C’è chi la succhia e la vive fino in fondo. C’è chi se la fa sfuggire tra le mani e non ne gode. C’è chi vive quella di qualcun altro. C’è chi la teme. “Le prospettive sono così intricate che bisognerebbe tenere aperte varie possibilità. Se esiste un Creatore, chi è? E se non esiste nessun Creatore, che cos’è questo mondo?”. Bene, cos’è secondo voi? E cosa sarà dopo aver letto “Maya”?
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