Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani

Un racconto lieve, leggero, piacevole. Un bel libro. Una bella storia, una trama avvincente intessuta con uno stile semplice, fresco e leggero. Piacerà.

Il viaggio di un ragazzino. Interiore ed esteriore.
Emil, tredici anni, arriva illegalmente a Torino con il padre. Un
lungo viaggio, animato da speranze, illusioni e sogni li porta
dalla loro città natale in Romania in Italia. Nel tragitto,
per a facile, trovano riparo in un magazzino di fumetti ed è
lì che nasce la passione del piccolo Emil: Tex Willer. Il
fumetto che all’inizio il padre usa per ripararlo dal freddo
diverrà il suo compagno, il suo eroe, il suo mito. Il suo
exemplum per diventare uomo.

Il padre verrà rimandato in Romania e un giovane
architetto, ricco, esteta, ossessionato dalla bellezza e
dall’armonia si prenderà cura di Emil.

Dopo una lite con l’architetto, Emil decide di cercare il nonno
Viorel, mai conosciuto, artista di strada, che gli scrive delle
lettere divertenti invertendo le lettere centrali delle parole.
E così inizia il viaggio di Emil, che dalla stazione Porta
Nuova parte alla volta di Berlino con la nuova amica Asia, il suo
cane Lufthansa e altri nuovi amici (e nemici). Da Berlino a Madrid,
passando per la Francia. Sarà bello, vedrete, ritrovarvi
nella Berlino Est con i personaggi, e poi passeggiare per il
quartiere Lavapiès di Madrid, a Plaza del Sol, ad Atocha
alla ricerca di nonno Viorel.

Un libro sull’amore. L’amore filiale. L’amore per gli amici.
L’amore di un uomo per il suo simile. Non è un mondo di
squali. O meglio, non è del tutto così. Esistono
persone buone, che si prendono cura di noi, che ci amano. Senza
chiederci niente, in una scintilla di empatia, in un lampo di
fiducia.
Un libro sull’amore per la speranza che c’è dentro di noi,
più o meno sopita, anche nei momenti più duri.
L’amore per la lettura, per il viaggio.
Ma soprattutto sull’amore per le parole, che domina tutti gli amori
(la parola sbagliata può rovinare l’amore giusto). Le parole
che Emil impara dai fumetti, dalla televisione, dal vocabolario.
Quelle strampalate del nonno Viorel. Quelle intense e vibranti di
emozioni del padre. Quelle brutte e indecorose dette
all’architetto.

Un racconto lieve, leggero, piacevole. Un bel libro. Una bella
storia, una trama avvincente intessuta con uno stile semplice,
fresco e leggero. Piacerà.

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