
Grazie al Protocollo di Montréal abbiamo ritardato di 15 anni uno degli effetti più gravi del riscaldamento globale: la fusione totale dei ghiacci artici.
Almeno 14 morti e 51mila sfollati. Sarebbe questo il bilancio – ancora in aggiornamento – delle alluvioni di dicembre 2021 in Malesia.
Almeno 14 morti e 51mila sfollati. Sarebbe questo il bilancio – ancora in aggiornamento – delle alluvioni di dicembre 2021 in Malesia, le peggiori degli ultimi decenni. All’origine del disastro, tre giorni di piogge torrenziali che hanno parzialmente sommerso città e villaggi in otto dei tredici stati e territori federati.
È normale che tra novembre e febbraio la Malesia sia attraversata dal monsone, ma la portata delle piogge di metà dicembre è bel al di fuori del normale. Durante una conferenza stampa, il primo ministro Ismail Sabri Yaakob ha fatto sapere che tra venerdì e sabato è caduta la quantità di acqua che di solito ci si aspetta in un mese.
Da qui le alluvioni che – stando alla testata britannica Bbc, che fa riferimento alle notizie di lunedì 20 dicembre – avrebbero obbligato circa 51mila persone a lasciare le proprie case, soprattutto nello stato di Pahang, sulla costa orientale della penisola malese. È alle prese con le inondazioni anche Selangor, lo stato più popoloso della Malesia con 5,4 milioni di abitanti, che circonda il territorio federale della capitale Kuala Lumpur. Nella giornata di lunedì le precipitazioni si sono molto indebolite e i più fortunati hanno potuto fare ritorno alle loro case. Ora però si teme anche un’impennata dei contagi da coronavirus, visto che migliaia di persone sono state costrette a radunarsi in rifugi di fortuna.
Mentre la Malesia era ancora nel vivo dell’emergenza, è diventato virale su Twitter l’hashtag #kerajaanpembunuh, governo assassino. Una dura denuncia nei confronti dei presunti ritardi dell’esecutivo nel diramare l’allarme e avviare le operazioni di soccorso.
In un primo momento, stando ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa locale, sarebbero stati gli stessi cittadini a organizzarsi in autonomia per aiutarsi a vicenda, in attesa dell’arrivo delle forze di protezione civile.
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