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Marawi, cosa resta a un anno dall’assedio dimenticato nelle Filippine
Un paese su quattro ha un conflitto in corso. Alcuni sono dimenticati, come quello nel sud delle Filippine con l’assedio della città di Marawi. Decine di migliaia di famiglie sono ancora sfollate e Azione contro la fame è l’unica ong presente nella zona.
In un Paese su quattro è in corso un conflitto. Alcuni sono sotto gli occhi di tutti, altri sono stati completamente dimenticati. Quello della regione di Mindanao, nel sud delle Filippine, è uno dei conflitti dimenticati più longevi al mondo, iniziato nel 1969, che ha causato oltre 100mila morti e due milioni di sfollati. Nel 2013 il conflitto ha iniziato a intensificarsi, quando il gruppo secessionista Fronte nazionale di liberazione Moro si è avvicinato allo Stato islamico.
Il 23 maggio 2017 la città di Marawi viene presa e saccheggiata da gruppi armati che giurano fedeltà allo Stato islamico. L’esercito filippino di Rodrigo Duterte risponde con estrema durezza, dando il via a quello che diventerà uno degli assedi più lunghi degli ultimi anni: cinque mesi di combattimenti che costringono 360mila persone ad abbandonare le proprie case, svuotando la città.
L’arrivo dell’Isis ha cambiato tutto
Il 23 ottobre il governo filippino dichiara la fine della guerra e da allora, lentamente, in molti tornano alle loro case. Ma 60mila persone restano sfollate ancora oggi.
Tra loro c’è anche Jawada, 12 anni. Prima dell’assedio viveva una vita agiata e abitava in una bella casa, ora invece si sta adattando alla sua nuova sistemazione, il campo profughi di Bakwit. “L’arrivo dell’Isis ha cambiato tutto: prima hanno dato fuoco alla scuola di Dansalan, dove studiavano molti dei miei cugini. Poi hanno ucciso numerosi cristiani e hanno tagliato loro la testa. Non so perché l’abbiano fatto. Quelle persone erano innocenti, non avevano fatto nulla di sbagliato”, racconta senza capacitarsi delle sue parole.
“Fuggendo da Marawi, alcuni membri dell’Isis ci hanno fermato a un posto di blocco”, continua a raccontare. Eravamo tutti stretti e spaventati a morte, perché avevamo sentito che stavano cercando i cristiani e avevamo dovuto nascondere la nostra tata tra le valigie, per far sì che non la vedessero. Non appena ha potuto, è tornata nel villaggio della sua famiglia. La chiamiamo regolarmente per sapere come sta e dice sempre che sta bene, che le manchiamo, ma che sua madre non le permetterà di tornare con noi perché teme per la sua vita”.
La risposta di Azione contro la fame
I bisogni della popolazione continuano ad aumentare, ma gli aiuti umanitari possono arrivare solo a piccole dosi a causa di problemi di accesso e sicurezza. Nella città di Marawi, infatti, vige la legge marziale imposta da Duterte in tutta l’isola di Mindanao dopo l’inizio dell’assedio e che è stata recentemente prolungata fino alla fine del 2018.
Azione contro la fame è l’unica organizzazione internazionale che lavora nella provincia di Lanao del Sur fin dall’inizio della crisi. “La nostra azione si concentra sul fornire accesso all’acqua potabile e condizioni igieniche di base alle persone colpite dal conflitto,” spiega William Baang, capo della base di Cotabato. “Ma questa volta abbiamo dovuto ampliare i nostri programmi perché la situazione è critica. Stiamo distribuendo cibo e materiali per gli alloggi: teloni, coperte, lenzuola e fornelletti, in modo che possano ritrovare uno spazio privato e quindi la loro dignità. Il prossimo passo per lo staff di Azione contro la fame è quello di sostenere gli sfollati nella creazione di attività generatrici di reddito, in modo che possano andare avanti economicamente senza fare affidamento su aiuti esterni”.
Un sogno per il futuro
“Non penso che potremmo tornare a Marawi perché non abbiamo più niente: niente casa, niente scuola, niente negozio”, finisce di dire Jawada. “Ma non ho perso completamente la speranza. Sogno ogni giorno di tornare e giocare con i miei amici. Non so se sono ancora vivi o morti, ma sogno di vederli di nuovo“.
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