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La nostra intervista svela un lato poco conosciuto di Marco Columbro, il popolare showman televisivo, spirituale e interiore.
Ascoltandoti, leggendoti, ma soprattutto leggendoti “tra le
righe”, si intuisce una profondità non comune nel tuo
percorso personale. Ci racconteresti quando, e come, è
cominciata la tua ricerca spirituale?
Ho cominciato all’inizio degli anni ’80, interessandomi di
astrologia. La studiavo a Firenze in una scuola di stampo
junghiano. Poi ho conosciuto Mercedes Salimei, che considero la mia
maestra spirituale, e ho seguito con lei un corso di cinque anni di
esoterismo, medicina occulta e cristianesimo esoterico, che mi ha
cambiato profondamente e offerto nuovi punti di vista.
Per esempio?
Per esempio sul rapporto religione/spiritualità. La nostra,
quella cristiana, è l’unica religione a cui è stato
ucciso l’aspetto notturno, quello “lunare”. L’aspetto esoterico
è l’humus di una religione: il buddismo ha il tantrismo,
l’ebraismo la cabala, l’islamismo il sufismo; il cattolicesimo lo
ha cancellato, considera solo la lettura essoterica, cioè
letterale – manifesta -, dei Vangeli.
E poi c’è altro. Il nocciolo del cristianesimo è la
resurrezione, ma la Chiesa mette l’accento sulla crocifissione. E’
come se, commentando una partita vinta per 2 a 1, i giocatori
fossero disperati per aver preso un gol, senza rendersi conto che
il risultato è stato comunque una vittoria …è
più facile controllare la gente attraverso il dolore che
attraverso la gioia! Cristo è risorto e ha versato il suo
sangue per purificare l’aura della Terra, questo dovrebbe essere
l’aspetto da evidenziare nella nostra religione!
Nel tuo percorso ti sei avvicinato molto al buddismo. Ti senti
più buddista o cattolico?
Non sono portatore di nessuna religione. Per me le religioni sono
come grandi multinazionali che vendono tutte al stessa cosa: un
percorso omologato alla ricerca della divinità. Le religioni
possono aiutare nella fase iniziale del percorso, ma poi vanno
superate se non si vuole fermarsi, perché se si cerca Dio
fuori, si perde la propria divinità: siamo tutti esseri
portatori della divinità, della buddità. Le nuove
generazioni dovranno diventare sacerdoti di se stessi, senza
adorare nessun dio se non quello dentro di sé. La ricerca
della propria divinità interiore è un percorso
individuale che passa attraverso la figura di un maestro, per avere
la guida necessaria a risvegliare gradualmente, e coltivare, il
proprio maestro interiore.
Comunque hai parlato molto di buddismo, hai fatto anche una
serie di video, i cui proventi vanno ad aiutare i bambini del
Tibet…
Sì, il buddismo, e parlo di buddismo tantrico, quello
esoterico, ha avuto un forte impatto su di me. Ho voluto
così impegnarmi in un lavoro di divulgazione della cultura e
delle problematiche attuali del Tibet. I video realizzati con la
Five Show Production (02 90754475, 335 8409660) sono quattro: uno
fatto in collaborazione con Lama Ganchen Rimpoce
sull’autoguarigione tantrica, attraverso la purificazione dei
centri energetici con mantra, mudra e cromoterapia; il secondo, “Il
sorriso della Saggezza”, è un’intervista di un’ora e mezza
al Dalai Lama; poi “La terra dei tetti d’oro”, una visita ai 10
monasteri tibetani più grandi, costruiti dopo l’invasione
del Tibet; e “La luce del Budda”, il racconto di una settimana nel
monastero di Sera-Je, in India, dove vivono i due giovani uomini
occidentali, uno brasiliano e uno spagnolo che la tradizione
tibetana riconosce come reincarnazione di due grandi lama. E’ una
cultura, quella tibetana, che ha molto da dare, al nostro mondo
occidentale, ma anche molto da ricevere, e questi video servono
anche a sostenere una comunità di bambini in Tibet.
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