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Bosch prevede un boom nelle vendite di bici elettriche. Il trend è in aumento anche in Italia, eppure il nostro non sarà fra i paesi trainanti in Europa.
Entro il 2025 la metà delle nuove bici vendute in Europa sarà alimentata da un motore elettrico. La previsione arriva da Claus Fleischer, Ceo di Bosch eBike system, una prospettiva suffragata dai dati delle vendite che lo scorso anno – complice la pandemia – hanno segnato numeri da record. Un trend confermato anche dalla massiccia presenza di espositori al recente Salone della mobilità di Monaco di Baviera.
Rispetto alle stime di uno tra i maggiori fornitori mondiali di soluzioni tecnologiche per la mobilità sostenibile, ci sono comunque due elementi centrali da tenere in considerazione. Il primo è che l’Italia non figurerà fra i mercati trainanti per il mondo dell’e-bike: in testa ci saranno Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Austria, Belgio e Svizzera. Il secondo riguarda la possibile carenza di componenti elettronici, a fronte del costante aumento di unità da immettere sul mercato; in Europa la produzione di bici elettriche non si è interrotta nemmeno nei mesi più difficili dell’emergenza sanitaria, ma la situazione potrebbe mutare nel prossimo futuro.
In questo quadro, la buona notizia è che le catene di approvvigionamento dei mezzi a pedale si stanno progressivamente spostando dai paesi asiatici (Cina, Taiwan e Vietnam) al nostro continente: non a caso, l’80 per cento delle bici alimentate da un motore a zero emissioni vendute nell’Ue nel 2020 sono state prodotte proprio all’interno dei confini europei. Lo scorso anno il mercato europeo delle e-bike ha raggiunto un quinto delle vendite totali, totalizzando 4,5 milioni di unità, con un aumento di 34 punti percentuali rispetto al 2019.
Un trend che resta forte anche nel nostro paese, dove negli ultimi cinque anni le vendite si sono quintuplicate, passando da circa 50.000 unità annue a 280.000, con una quota mercato del 14%. L’ultima analisi dettagliata dell’intero ecosistema italiano della bicicletta arriva dal Market watch di Banca Ifis, che fotografa una filiera composta da 2.900 imprese per 17.000 addetti, in grado di produrre ricavi per 9 miliardi annui; oltretutto nel biennio 2021-2022 un’industria su due prevede un aumento dei guadagni, mentre solo il 10% stima una contrazione.
Le aziende del comparto risiedono soprattutto al Nord: il 22 per cento in Lombardia e il 19 per cento in Veneto, seguite da Piemonte ed Emilia-Romagna. E sono particolarmente proiettate sui mercati esteri: oltre il 40 per cento del fatturato va oltre confine. Circa la metà della produzione e delle vendite italiane è riservata al ciclismo sportivo amatoriale, che conta 10,7 milioni di appassionati, di cui 4 milioni di praticanti sportivi amatoriali e di cicloturismo che si concentrano in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
A proposito del cicloturismo, Legambiente ha stimato che questa tipologia di viaggiatori spende ormai 4,6 miliardi di euro, ovvero il 5,6 per cento dell’intera spesa turistica generata a livello nazionale. Si tratta di un fenomeno localizzato in particolar modo nel Nord che attira molti stranieri, provenienti soprattutto da Germania, Francia e Austria. La regione italiana più all’avanguardia è il Trentino-Alto Adige con un’ampia offerta di percorsi, una rete di trasporti, punti ristoro e servizi dedicati alle due ruote: ciò si traduce in un ricavo medio di 338.000 euro per ogni chilometro ciclabile. Secondo le stime di Banca Ifis, se l’intero comparto si adeguasse a questi standard qualitativi, potrebbe quadruplicare l’attuale volume d’affari, arrivando a circa 20 miliardi di euro annui.
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