Mostra fotografica: il “buco nero” di Bhopal

Bhopal, India centrale, Madhya Pradesh, mezzanotte tra il 2 e il 3 dicembre 1984. 40 tonnellate di metilisocianato fuoriescono dallo stabilimento della Union Carbide provocando il più grande disastro chimico della storia.

Alcuni operai immettono liquido refrigerante nel tank 601 della
fabbrica Union Carbide. Ci sono cisterne di metilisocianato, veleno
usato per produrre pesticidi. In Europa non se ne stocca mai
più di mezza tonnellata: è un prodotto petrolchimico
instabile, basta il contatto con l’acqua o uno sbalzo di pochi
gradi di temperatura per provocare reazioni incontrollabili. Il
tank 601 ne contiene dalle 40 alle 50 tonnellate. Trasportarlo fino
alla fabbrica di Bhopal via nave e camion era stato un incubo, per
gli addetti. A ogni scossa, o con una goccia d’acqua, potevano
saltare per aria tutte quelle tonnellate di esplosivo tossico.

Gli operai continuano a pompare acqua, ma le condutture non si
riempiono. Si era rotta una valvola. Stavano pompando l’acqua
direttamente dentro l’enorme cisterna.

Per l’esplosione il tank 601 vola a 60 metri d’altezza, ricade,
sparge in tutta la regione un gas tossico pesante che uccide sul
colpo 6.000 persone.

Nei mesi successivi ne moriranno dalle 20 alle 25mila. Oggi
cinquecentomila abitanti della regione hanno il fegato, i polmoni,
gli occhi rovinati.

Questa è Bhopal. Un fotografo, Raghu Rai, si reca sul posto.
I suoi scatti ritraggono tutto i gesti del dolore di un disastro
che, per numero di vittime e per fragore simbolico, può
essere avvicinato solo al crollo delle Twin Towers. Scatti dal 1984
al 2002: dopo l’esplosione, le convulsioni dei poveri contadini che
cercano di proteggersi con uno straccio o una coperta. I respiri
affannosi, gli occhi che lacrimano di una delle migliaia di
famiglie colpite dal male. Nel 2002, gli occhi neri di chi ancora
abita in quella regione: gli scheletri di un capannone abbandonato,
ancora contaminato, intorno a cui giocano ignari bambini.
Dimostrazioni, foto delle vittime, anche tetre e scabrose, ma
sempre coraggiose.

Greenpeace inaugura a Milano, al Museo di Storia Naturale, la
mostra fotografica. Dal 9 al 25 maggio, giardini di Porta Venezia,
per trovare il coraggio di riflettere su un disastro che è
accaduto lontano, ma che provoca ancora vittime lì, e che
può fare ancora male a tutti noi, con queste immagini
vere…

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