L’Onu ha chiesto un’azione radicale contro il regime militare del Myanmar

Dal colpo di stato del 2021 in Myanmar ci sono stati oltre 4mila morti e la repressione va peggiorando. L’appello dell’Onu per mettere fine alla tragedia.

  • Un rapporto dell’Onu evidenza un aumento di attacchi da parte dei militari al potere contro oppositori e minoranze.
  • Dal colpo di stato del 2021 ci sono stati oltre 24mila arresti e circa 150 condanne a morte.
  • Per il commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, serve uno sforzo maggiore della comunità internazionale.

Volker Türk, Commissario dell’Onu per i diritti umani, ha chiesto un’azione urgente della comunità internazionale per porre fine alle violenze del regime in Myanmar. Türk ha sottolineato come la popolazione sia sempre più sotto attacco, con bombardamenti aerei, villaggi dati alle fiamme e stermini di massa. A essere colpite sono gli oppositori e le minoranze, in particolare quella rohingya. E secondo un rapporto condotto sempre dall’Onu, le violenze sono in aumento.

Proteste in Myanmar
Proteste in Myanmar © JACK TAYLOR/AFP via Getty Images

Il rapporto dell’Onu sul Myanmar

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha rilasciato un rapporto sulla situazione in Myanmar. Nel 2021 il paese ha vissuto un colpo di stato, con l’esercito che ha rimosso la leader Aung San Suu Kyi e ha imposto un regime sanguinario.

Nel rapporto si legge che con l’obiettivo di disgregare i gruppi dissidenti, i militari hanno ucciso e ferito migliaia di civili distruggendo beni e infrastrutture necessari per la sopravvivenza, inclusi cibo, alloggi e centri medici. L’esercito ha anche preso di mira gli attori umanitari e le loro attività, costringendoli a rinunciare a dare sostegno alle persone che hanno un disperato bisogno di aiuto. Un esempio è quello della scorsa primavera, quando il regime ha ostacolato l’assistenza alle genti dello stato di Rakhine, abitato dai rohingya, dopo che un tifone aveva causato un’emergenza umanitaria.

L’Onu sottolinea che la sicurezza nel paese è compromessa, dal momento che l’esercito compie sistematicamente attacchi aerei sulla popolazione, arrivando a radere al suolo aree popolate. Il caso più eclatante è quello dell’aprile scorso, quando gli aerei militari hanno sganciato le bombe sul villaggio di Pa Zi Gyi, durante l’inaugurazione di un ufficio dei ribelli delle Forze di Difesa del Popolo. Il bilancio è stato di circa 150 morti

Oltre 4mila morti

Secondo il rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite sono almeno 4mila le persone uccise in Myanmar da quando nel 2021 si è verificato il colpo di stato. E le violenze del regime militare sono in aumento. Secondo altre fonti dal golpe ci sono stati oltre 24mila arresti e 150 condanne a morte di oppositori politici e dissidenti.

Di fronte a questa situazione Volker Türk, Commissario dell’Onu per i diritti umani, si è fatto sentire in un discorso al Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Ha chiesto un’azione radicale sul Myanmar da parte della comunità internazionale, invocando un nuovo modo di pensare per porre fine alla tragedia in corso. Questo perché gli sforzi diplomatici condotti fino a ora dall’Onu stesso e dall’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) non hanno portato a niente, vista la non volontà di collaborare da parte del regime. Ecco perché mentre il bilancio dei morti in Myanmar si aggrava e la repressione si fa sempre più stringenti, serve un cambio di passo.

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