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Per un buon San Valentino nella natura selvaggia, una buffa carrellata dei più estrosi stratagemmi attuati dagli animali nel corteggiamento. Raffinati, estenuanti, bizzarri. Proprio come i nostri.
Fiutare odore di femmina, lottare nell’arena con gli altri maschi e galoppare baldanzosi ad assaltare la preda, docile e sottomessa… Così gli uomini s’immaginano la stagione degli amori, nella natura selvaggia.
Non è così.
In natura si attuano strategie raffinatissime. Tutti gli studi degli ultimi trent’anni mostrano una realtà molto più complessa, sottile e raffinata, sorprendente.
Il momento del corteggiamento è, in tutte le specie, il momento in cui s’incrociano le più forti pulsioni e dinamiche di sopravvivenza, di vita, di morte, di istinto e di dolcezza. È fantastico, estenuante e bizzarro.
Sembra di vedere, in questo inquieto, variopinto e vitale circo naturale, un gioco di segnali, dal lontano al vicino. I maschi si mettono in mostra, da lontano. Le femmine entrano in estro. I maschi si esibiscono. Le femmine studiano, provocano, scappano, poi scelgono. È più una danza circolare, che una relazione a una sola direzione.
L’esibizione di forza, sprezzo del pericolo dei predatori o l’attuazione di comportamenti appariscenti non servono per battere gli altri pretendenti. Servono per impressionare, per conquistare le grazie della femmina. Perché è lei, in natura, a compiere la scelta finale.
Il moscerino della frutta fa vibrare le ali. Se la femmina vicino a lui non risponde frullando le ali a sua volta, lui insiste, e vibra, e vibra… Niente? Si è sgolato inutilmente. Se un’altra moscerina accennerà a una risposta, dovrà consolarsi con quella.
Il maschio di ragno saltatore si avvicina alla ragnatela di una femmina. La tocca, come se “bussasse”. E si mette a ballare. Ebbene, se non si sbriga con i suoi gesti, i colori o la forma, a convincere la ragazza, sarà addirittura mangiato – da lei!
I movimenti sono spesso elaborati e difficili. L’uccello del paradiso si appende a un ramo a testa in giù battendo le ali e dispiegando le penne ornamentali. Le allodole maschio si librano nel cielo per cantare, e finita la serenata piombano giù in una picchiata mozzafiato, frenando solo all’ultimo. Gli uccelli giardiniere allestiscono un nido-palcoscenico, con dentro tutto ciò che di più colorato trovano in giro – uno studioso del Maryland, Gerald Borgia, censì centinaia di “palchi” con tappi di bottiglia, frammenti di vetro, strisce di plastica; le femmine visitano le diverse “case” e s’appartano con l’arredatore più estroso.
Una cosa simile accade sott’acqua, nelle coste francesi. Il maschio del ghiozzo di sabbia va in cerca di una conchiglia a ventaglio vuota, la rovescia, poi scava da sotto la sabbia, ne ammucchia un po’ in cima e lascia uno stretto pertugio. Costruita la “tana”, invita una femmina a entrarci. Lui aspetta fuori. Quando lei ha finito di deporre le uova, entra lui e le feconda.
I maschi delle seppie mutano i colori della propria livrea, sforzandosi per sfoggiare i più appariscenti motivi zebrati indicativi del sesso e… della voglia. Le femmine sono screziate; se però una “si cambia” in un grigio più uniforme, ecco che allora segnala la sua volontà di accoppiarsi.
La femmina di grillo si avvicina al maschio che trilla più forte solo se canta una canzone tipica della sua specie. I plecotteri maschi “suonano un tamburo”, cioè percuotono col corpo oggetti concavi, e se le femmine vogliono rispondere, lo fanno a ritmo. Sono invece le elefantesse, in Asia, a lanciare richiami “infrasonori”, suoni così bassi da poter solcare chilometri e chilometri.
Occhi negli occhi è l’amore dei cebi: il comportamento sessuale di queste scimmie sudamericane grandi come un gatto è buffo: prende lei l’iniziativa, lo insegue, lo stuzzica, lo tocca e fugge via, poi si scambiano le parti.
Brillano in questo contesto anche gli sforzi dello xifoforo. Le femmine di questo pesce hanno un debole per i maschietti dalla coda luccicante. Quelli che luccicano di più hanno la maggior probabilità di successo. Nel contempo evitano la minaccia dei predatori, che non sono in grado di vedere i raggi ultravioletti. I maschi di questa specie sono riusciti a dire alle loro future mogli “guardami, sono il più brillante” senza esporsi a molti rischi.
Quando una femmina di pavone si avvicina a un maschio per esaminarne il ventaglio, questi si gira, voltandole le terga, cioè la parte non decorata della coda. Una femmina che non si prende la briga di aggirare il maschio non è interessata ad esaminare il suo vessillo di penne e quindi probabilmente non è neanche interessata ad accoppiarsi. È stato dimostrato che i pavoni dalla coda più lunga e folta generano pulcini più forti e più svegli.
I maschi di rana di palude si radunano nelle pozze d’acqua delle foreste di Panama ed emettono un richiamo con uno schiocco e un vocalizzo. Le femmine ascoltano gli aspiranti partner. La tonalità acuta serve per farle riconoscere la specie (come a dire: “sono un maschio di Phisalaemus pustolosus”); lo schiocco invece, più è grave, più grande è il maschio, e più sperma avrà. Nuotano verso il maschio prescelto e se lo fanno salire sul dorso per appartarsi in un posticino tranquillo.
I topolini maschi intonano vere e proprie serenate d’amore alle femmine. La scoperta dei neuroscienziati Usa è che i ratti producono suoni modulati simili a un cinguettio con una frequenza di 20.000 hertz (per poterli ascoltare con orecchio umano li hanno abbassati con il computer di 4 ottave). Si tratta di una complessa e melodiosa serie di suoni che dura anche diversi minuti quando producono feromoni sessuali, per richiamare l’attenzione del sesso opposto.
La femmina di questo uccello di Sumatra si mura dentro il nido con fango e pagliuzze per deporre le uova e fino alla nascita dei piccoli. Per quattro mesi il maschio sfama da solo tutta la famiglia. Lo si può vedere sul ramo, con la testa appoggiata al tronco come a voler sentire ciò che succede dentro… Spesso quando le porge un pezzetto di frutta, lei lo rifiuta, glielo ripassa, e così via. Lui deve insistere. Si stanno baciando, o meglio, lei sta “verificando il legame”, rafforzando il rapporto di coppia.
Fu Charles Darwin il primo, nel 1871, a capire che sono le femmine a scegliere il compagno. L’idea suscitò però scetticismo e ilarità per un secolo, fino agli anni Settanta, quando l’etologia dimostrò che, se è logico che i maschi competano, è naturale che sono le femmine a selezionare il maschio (o i maschi) che le feconderanno. Come? Con mutevoli strategie, sulla base della capacità di vittoria su altri maschi in sfide rituali e cozzi di corna, sul modo in cui porgono il cibo, l’orgoglio con cui gonfiano il petto, aprono le ali o modulano vocalizzi e bramiti. Da ciò misurano la prestanza fisica, la buona salute, ma ne sanno prevedere anche la sua fedeltà, la dedizione nella cura della prole.
Entrambi i sessi, e ciascun individuo, si adoperano per rendere più fruttuosa possibile l’unione, con giochi di sguardi, gesti impercettibili e atteggiamenti provocanti, mosse e contromosse. Quant’è umano, quest’amore animale.
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