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Un progetto che vuole diventare globale, per fornire energia nei Paesi più poveri e nei Villaggi SOS dove vivono bambini svantaggiati. Dalla Bolivia al Kenya, dalla Russia all’Etiopia.
Si chiama “Going to Green” il progetto nato nel 2012 e pensato per promuovere le rinnovabili e un uso sostenibile delle risorse e dell’energia nei Villaggi SOS di tutto il mondo.
La più grande organizzazione a livello mondiale, impegnata nel sostegno di bambini privi di cure familiari o a rischio di perderle, nasce nel 1949 e, ad oggi, accoglie ben 82.300 bambini, ai quali garantisce istruzione, cure mediche e tutela in situazioni di emergenza nei 133 Paesi dove è presente.
In tutti i Villaggi è così partita la corsa alle rinnovabili: impianti fotovoltaici e pannelli solari termici, impianti idrici con sistemi di depurazione e di riscaldamento dell’acqua pulita, costruzione di impianti sanitari, gestione di impianti agricoli per la produzione degli alimenti, riciclaggio dei rifiuti organici per la produzione di concime organico e incentivazione di produzione agricola biologica.
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Tutte azioni che aiutano nello sviluppo delle piccole comunità e che spesso cambiano la vita delle persone. Un esempio viene dl villaggio di Hawassa, dove il biogas prodotto con il letame del bestiame ha dato una nuova prospettiva ai bambini e alle madri: “Qualsiasi lavoro domestico era rallentato. Le mamme SOS erano molto stanche. Avevamo bisogno di aumentare la copertura energetica e rendere la vita nel Villaggio SOS migliore”, speiga Aster il Direttore del Villaggio SOS. “Ecco perché siamo passati al biogas, utilizzando il letame per produrre energia. Il processo è stato semplice ma efficace. Il letame viene raccolto ogni giorno e mescolato con acqua prima di essere incanalato nei pozzi, dove viene lasciato a fermentare. La decomposizione del letame emana gas, il 65% del quale è il metano. Il metano può essere immagazzinato in serbatoi e convogliato in ogni casa, fornendo energia per la cottura, per il riscaldamento dell’acqua etc etc. Il concime rimanente può essere poi utilizzato come fertilizzante”.
Le rinnovabili come processo di sviluppo e per una vita più dignitosa: “Prima del 2008 – spiega Almas – avevamo sperimentato differenti fonti di energia: le bombole a gas erano troppo costose per le famiglie oltre che pericolose. Si passò al kerosene, ma puzzava terribilmente e gli spazi delle case erano sempre piene di fumo. Alla fine, ricorremmo ai fornelli elettrici ma la fornitura era talmente bassa che i tempi di cottura erano lunghissimi. Ecco perché dovevamo svegliarci alle 3 del mattino per poter preparare la colazione”.
Il progetto crescerà e continuerà con pannelli solari in Bolivia, isolamento degli edifici in Russia , fotovoltaico in Kenya, raccolta delle acque in India.
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