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La Norvegia, primo produttore europeo di pellicce, ha deciso di vietarne la produzione e di smantellare progressivamente tutti gli allevamenti.
Il governo della Norvegia, guidato dalla conservatrice Erna Solberg, ha deciso di vietare la produzione di pellicce e di smantellare le strutture nelle quali gli animali vengono allevati a tale scopo. Il tutto in modo progressivo, puntando ad abbandonare definitivamente il settore entro il 2025.
Norway to ban fur farms as fox, mink go out of fashion: Reuters https://t.co/YulLco9RL1 #sustainag #environment
— EcoInternet (@EcoInternet3) January 15, 2018
Si tratta di una decisione storica da parte della monarchia, che segue quelle, analoghe, già assunte da tempo dalla Regno Unito (nel 2000), dall’Austria (2004), dai Paesi Bassi (legge approvata nel 2013, che sarà applicata nella sua interezza nel 2024), dalla Germania e dalla Repubblica Ceca (in entrambe le nazioni la norma è stata votata nel 2017).
Ad oggi in Norvegia sono presenti tra 200 e 250 allevamenti di animali da pelliccia, nei quali vengono utilizzati 610mila visoni e 150mila volpi, secondo le ultime cifre ufficiali rese note dal ministero dell’Agricoltura. Il che fa della nazione scandinava più importante produttore europeo. Il comparto dà lavoro a circa 400 persone e genera un giro d’affari annuale compreso tra 350 e 500 milioni di corone (36-52 milioni di euro).
La decisione è stata assunta soprattutto grazie al Partito liberale, piccola formazione di centrodestra che si è unita di recente al governo minoritario di Solberg, sostenuto anche dai populisti del Partito del progresso. In cambio del sostegno all’esecutivo, i liberali hanno ottenuto alcune concessioni non solo dal punto di vista dei diritti degli animali, ma anche in tema di ecologia. Saranno infatti resi parchi naturali alcune superfici ambite dalle industrie petrolifere.
Fur flies in Norway over ban on mink and fox farms https://t.co/wbgMa6UF6C
— The Guardian (@guardian) January 16, 2018
Per entrare definitivamente in vigore, tuttavia, la decisione assunta dal governo dovrà essere approvata dal Parlamento norvegese. Non dovrebbero esserci tuttavia sorprese, dal momento che sette delle nove formazioni politiche che compongono l’assemblea legislativa di Oslo si sono già espresse a favore dello stop alla produzione di pellicce. La normativa prevederà anche degli indennizzi per le aziende che dovranno chiudere i battenti.
“Si tratta di una grande vittoria per gli animali e per coloro che si battono per difenderli”, ha commentato Siri Martinsen, veterinaria e direttrice della Noah, la principale ong animalista della Norvegia, che chiede da 28 anni di introdurre la norma. Il mondo della politica ha d’altra parte ascoltato la volontà popolare, tenuto conto che, in un recente sondaggio, il 68 per cento dei norvegesi si è dichiarato contrario alle pellicce. Non a caso, la quasi totalità della produzione è da tempo destinata all’esportazione, principalmente verso la Russia e la Cina. Quest’ultima, in particolare, rappresenta il più grande mercato mondiale per le pellicce.
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