Novamont e Coldiretti, un accordo per produrre bioplastica

Pratica, economica, igienica, dalla fine degli anni Quaranta, la plastica ha cambiato ogni nostra abitudine. La diffusione delle materie plastiche si è sviluppata incredibilmente negli ultimi 65 anni, causando una delle maggiori emergenze ambientali del nostro pianeta. In tutto il mondo la plastica ha sostituito gran parte dei materiali tradizionali facendo lievitare i costi ambientali

Pratica, economica, igienica, dalla fine degli anni Quaranta, la plastica ha cambiato ogni nostra abitudine. La diffusione delle materie plastiche si è sviluppata incredibilmente negli ultimi 65 anni, causando una delle maggiori emergenze ambientali del nostro pianeta. In tutto il mondo la plastica ha sostituito gran parte dei materiali tradizionali facendo lievitare i costi ambientali della filiera produttiva, del trasporto e dello smaltimento. Per affrancarci da un mondo inquinato dai rifiuti plastici, Novamont e Coldiretti usano gli scarti agricoli nelle fabbriche di bioplastica.

 

bottiglia© Joe Raedle/Getty Images

 

L’azienda novarese Novamont, leader nella produzione di bioplastica dagli scarti vegetali dell’agricoltura, combatte la delocalizzazione delle raffinerie promuovendo la diffusione di piccoli impianti nelle vicinanze del mercati agricoli e dei consorzi agrari. Gli scarti vegetali diventano una risorsa quando entrano in una fabbrica di bioplastica. A Porto Torres, in Sardegna, è già attiva Matrìca, la prima bioraffineria italiana sviluppata da Novamont e Versalis per sfruttare gli scarti vegetali nella produzione, a basso impatto ambientale, di una gamma di prodotti chimici e plastici.

 

Dall’esperienza sarda dello scorso anno e dalla joint venture del 2006 stipulata tra Novamont e la Coldiretti di Terni per la produzione di bioplastica dagli estratti dell’olio di girasole, nasce un secondo accordo tra l’azienda di Novara e la Coldiretti.

 

L’accordo siglato da Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont e di Matrìca, Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, e Mauro Tonello, presidente di Consorzi agrari d’Italia (Cai) prevede la realizzazione di un’innovativa filiera corta agroindustriale integrata nel territorio per la produzione di bioplastica.

 

“Non basta sviluppare tecnologie innovative e realizzare impianti da imporre ai territori per uscire dalla crisi” – afferma Catia Bastioli – “ma occorre un nuovo modello di sviluppo territoriale che parta da progetti condivisi in grado di mettere in pratica il concetto di  economia circolare e di innovazione continua.”

 

Le aree inaridite dall’abbandono vengono valorizzate dall’accordo di collaborazione tra Novamont e Coldiretti con la coltivazione del cardo, una specie erbacea molto diffusa in Sardegna, che necessita di terreni secchi e di poca acqua. La società Fileria agricola italia (Fai) promuoverà la coltura del cardo in Sardegna, grazie al quale non sarà più necessario acquistare materie plastiche prodotte in altri paesi, attraverso la produzione di bioplastica e prodotti chimici nell’impianto di Porto Torres, abbattendo così i costi economici e soprattutto ambientali del trasporto dei materiali.

 

La sinergia tra la filiera alimentare e quella industriale combatte il degrado paesaggistico dovuto alla desertificazione e costituisce un valore aggiunto a una gamma di prodotti in grado di sostituire le materie plastiche prodotte dal petrolio con processi produttivi a basso impatto ambientale, localizzati sul territorio e innovativi. Una tecnologia a chilometro zero rispettosa dell’ambiente e redditizia per gli agricoltori che garantisce lo sviluppo sostenibile per le industrie del nostro Paese.

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