
Negli ultimi anni le terre indigene Kayapó, Munduruku e Yanomami, nell’Amazzonia brasiliana, sono state devastate dalle miniere d’oro illegali.
Accolti i ricorsi delle popolazioni indigene canadesi contro l’oleodotto Trans Mountain: “Il governo non ha ascoltato a sufficienza le loro posizioni”.
La Corte d’appello federale del Canada ha annullato il decreto che permetteva alla società Kinder Morgan il proseguimento del progetto di espansione dell’oleodotto Trans Mountain. I giudici – secondo quanto riportato da Radio Canada – hanno ritenuto infatti che la valutazione dell’impatto dell’opera effettuata dall’Ufficio nazionale per l’energia sia “imperfetta”. Talmente tanto che il governo diretto da Justin Trudeau “non avrebbe dovuto affidarsi ad essa quando ha concesso il suo ok definitivo, alla fine del 2016”.
Si tratta, in particolare, di una vittoria delle popolazioni indigene, che secondo il tribunale l’esecutivo non ha adeguatamente consultato prima di approvare il mega-progetto da 7,4 miliardi di dollari canadesi. Per questo è stato deciso l’annullamento del decreto: i lavori per la costruzione della pipeline lunga 1.150 chilometri sono dunque sospesi a tempo indeterminato.
La Corte d’appello ha infatti chiesto al governo di rianalizzare il dossier nel suo complesso e di “correggerne i vizi”. Ciò dopo aver raccolto una ventina di denunce congiunte da parte delle comunità locali, che si oppongono all’oleodotto e con le quali, appunto, “non è stato instaurato un dialogo adeguato”. Inoltre, la sentenza chiede che venga presa maggiormente in considerazione la legge che tutela le specie animali in pericolo, al fine di determinare quali possano essere le conseguenze per essere dell’aumento previsto del traffico marittimo.
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