Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Olive oil without borders (Oowb), letteralmente olio d’oliva senza frontiere, è un progetto triennale che riunisce 34 comunità agricole in Israele e in Cisgiordania (Palestina) impegnate nella coltivazione di olivi da olio. L’iniziativa è nata da un’idea della Near East foundation (Nef) ed è sostenuta economicamente dalla Usaid, l’agenzia americana contro la povertà estrema. Le olive
Olive oil without borders (Oowb), letteralmente olio d’oliva senza frontiere, è un progetto triennale che riunisce 34 comunità agricole in Israele e in Cisgiordania (Palestina) impegnate nella coltivazione di olivi da olio. L’iniziativa è nata da un’idea della Near East foundation (Nef) ed è sostenuta economicamente dalla Usaid, l’agenzia americana contro la povertà estrema.
Le olive e l’olio sono prodotti molto importanti per la regione, rappresentano un settore vitale per l’economia locale, un po’ come lo sono per il nostro Mezzogiorno, dove interi ettari di terreni sono ricoperti da alberi di olivo. In Palestina circa 100mila famiglie dipendono dalle olive che contribuiscono per il 10 per cento del prodotto interno lordo del territorio. Sfruttare questo settore per costruire un legame economico, dunque, non è stato difficile.
Oowb è già alla seconda “edizione”, dopo un triennio sperimentale (2005-2008) che ha convinto sia Nef che Usaid a continuare a investire nel progetto con un finanziamento da 1,2 milioni di dollari e con circa duemila israeliani e palestinesi che lavorano nel settore olivicolo-oleario coinvolti. Il suo obiettivo è far leva sulla cooperazione economica per promuovere la pace e la riconciliazione tra i popoli, lasciando fuori la politica. “A noi interessano le relazioni economiche, non tocchiamo le questioni più ampie” ha affermato Charlie Benjamin, presidente di Nef.
“Non ci sono confini reali tra Israele e Palestina”, ha detto Muhammad Hamudi, uno dei coltivatori che fanno parte di Oowb e che lavora a Asira al-Shamaliya, vicino a Nablus, in Cisgiordania. “Nef mi ha aiutato a raggiungere un livello di produzione elevato. Non ci sono più anni buoni e anni cattivi; ora ho il controllo del raccolto”.
Ayala Noy è un coltivatore israeliano di 40 anni. La sua azienda agricola si trova a 20 minuti da Nazareth, dalla parte israeliana. “È stata un’esperienza importante. Stare seduto vicino a un palestinese che ti racconta, con le lacrime agli occhi, quando il suo oliveto è stato bruciato la notte precedente dai coloni è stato molto toccante”. Più pragmatico Hamudi che parla del suo incontro con la controparte del progetto come di uno scambio: “Entrambi avevamo da insegnare qualcosa. Loro usano tecniche moderne, noi abbiamo l’esperienza e la conoscenza. I benefici ci sono per entrambe le parti. Non ci sono alternative”.
Non è facile evitare di citare il valore simbolico dell’olivo, spesso sinonimo di pace. Ma in questo caso sembra impossibile farne a meno visto che Oowb ha il merito di sfatare luoghi comuni su entrambi i popoli. Se da un lato ha contribuito a stabilire legami, relazioni interpersonali, persone su cui contare e da chiamare in caso di bisogno o per avere un confronto, dall’altro ha dato alle possibilità a molti di entrare in contatto con professionisti e luoghi di nazionalità diversa, lasciando sensazioni positive e costruendo legami anche di amicizia impossibile da immaginare fino a quel momento.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Sono passati 10 anni da quando l’Onu ha fissato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, inizia il countdown: ASviS fa il punto della situazione.
Tra inflazione e tagli agli aiuti, i progressi per azzerare la fame nel mondo sono ancora troppo lenti. Lo testimonia il rapporto Sofi2025.
Il futuro dei nomadi dell’India, i Fakirani Jat e i Rabari, è incerto. Tra tensioni geopolitiche e un clima che cambia, il patrimonio antropologico delle popolazioni nomadi è a rischio.
Uno studio di Ipes-Food rivela fino a che punto la produzione di generi alimentari sia legata ancora ai combustibili fossili.
Descritto dai dati delle piattaforme Microsoft, il lavoro d’ufficio è un flusso incessante di mail, riunioni e notifiche che soffocano la concentrazione.
La pista da bob di Cortina, dopo mesi di polemiche, è stata effettivamente costruita. Il commissario di Governo Simico racconta come ha portato in porto il progetto.
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Nel 2024 spesi 2.718 miliardi di dollari in armi, in un clima crescente di tensione. E le guerre rischiano di trasformarsi in profezie che si avverano.

