“Non abbiamo medici, farmaci e manca l’elettricità. La situazione è pessima”. Mohammed Abu Salmiya, direttore del principale ospedale della Striscia di Gaza, il complesso al-Shifa, ha commentato dalla sua “prima linea” gli effetti dei bombardamenti che hanno colpito l’exclave palestinese.
All’ospedale al-Shifa rischiato il blocco delle cure per i degenti
Mentre i feriti arrivavano “ogni minuto”, nel presidio sanitario si dovevano centellinare le forze. L’unica centrale elettrica di Gaza era stata infatti chiusa sabato a causa della mancanza di combustibile, quattro giorni dopo la chiusura dei valichi di accesso alla Striscia, controllati da Israele.
Anche i generatori d’emergenza attivati dall’ospedale hanno rischiato di essere spenti per mancanza di carburante, il che avrebbe provocato il blocco delle cure per i degenti. Fortunatamente, nella giornata di lunedì i primi camion sono riusciti ad oltrepassare i varchi meridionali della Striscia di Gaza, attraverso in particolare il valico merci di Kerem Shalom.
Israele riapre i valichi d’accesso a Gaza
Lo stato ebraico ha infatti affermato di aver riaperto i passaggi “per ragioni umanitarie”, secondo quanto riferito dal Cogat, organismo del ministero della Difesa che supervisione le attività civili nei territori palestinesi. Ma lo stesso governo israeliano ha sottolineato che “il ritorno alla normalità dipenderà dallo sviluppo della situazione e dal rispetto delle condizioni di sicurezza”.
1/2 I welcome the ceasefire in #Gaza and #Israel after days of conflict. Deeply saddened by the loss of life & injuries, including children. I commend #Egypt for its crucial role in establishing the ceasefire and for the strong support from #Qatar, US & others…
La stessa tregua, benché per ora rispettata dalle parti, appare fragile. Israele ha accettato la cessazione delle ostilità riservandosi “il diritto di rispondere con fermezza a qualsivoglia violazione”. E lo stesso inviato delle Nazioni Unite nel Medio Oriente, Ton Wennesland, ha da una parte accolto con favore la tregua, ma ha affermato che “la situazione resta molto delicata”.
La tregua, benché fragile, finora è stata rispettata
Gaza, intanto, continua ad essere una prigione a cielo aperto. Nonostante quattro guerre, dal 2008 al 2021, nonostante l’abissale asimmetria militare del conflitto e nonostante un embargo impietoso imposto dalle autorità israeliane, tutto si perpetua nella quasi totale indifferenza delle diplomazie occidentali.
La distruzione di Gaza sta colpendo non solo il presente ma anche la storia e la cultura di un popolo. Centinaia tra siti storici e musei sono stati distrutti dai bombardamenti.
La Corte internazionale di giustizia ha ordinato misure cautelari a Israele per impedire il genocidio a Gaza. Inoltre ha rigettato la richiesta di archiviazione sull’accusa del Sudafrica.
L’ospedale al Shifa a Gaza si è trasformato in un cimitero, con cadaveri in decomposizione, fosse comuni e attacchi israeliani. E ha smesso di operare.
Una mappa per comprendere in che modo i governi di tutto il mondo hanno reagito agli attacchi di Hamas e alla risposta di Israele nella Striscia di Gaza.
I raid di Israele hanno danneggiato decine di strutture mediche a Gaza, altre non funzionano più a causa dell’assedio totale. Il sistema sanitario è al collasso.
Il 7 ottobre Israele ha dato il via ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza, dopo l’attacco dell’organizzazione estremista palestinese Hamas che ha causato oltre 1.200 morti, di cui circa 260 al rave Supernova, e la presa in ostaggio di circa 150 persone. Cos’è la Striscia di Gaza La Striscia di Gaza è l’area più densamente
Numerose ong hanno sottolineato la situazione drammatica della popolazione palestinese a Gaza, chiedendo a Israele di rispettare il diritto umanitario.