Dopo l’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, restano da approfondire i presunti legami tra la cattura e la riforma dell’ergastolo ostativo.
Pena di morte in aumento nel 2013 per Amnesty International
Le condanne a morte eseguite nel 2013 sono in aumento ma sono concentrate in sempre meno paesi. Sono le conclusioni del rapporto di Amnesty International.
Le condanne a morte eseguite nel 2013 sono state 778, in aumento del 15 per cento rispetto alle 682 del 2012. È il dato principale del rapporto dell’organizzazione non governativa Amnesty International pubblicato il 27 marzo 2014. Questi dati, che l’ong ha ordinato in una mappa interattiva, escludono le migliaia di esecuzioni cinesi su cui le autorità di Pechino continuano a mantenere il segreto.
Il dato che va sottolineato, però, è che queste sono concentrate in sempre meno paesi, per la precisione 22. Erano 37 trent’anni fa, 25 nel 2004.
Escludendo la Cina, che è il primo paese al mondo per condanne a morte pur non conoscendo il dato preciso, la classifica è guidata dall’Iran dove le esecuzioni nel 2013 sono state 369 (anche se quelle avvenute in segreto potrebbero far arrivare il numero reale a oltre 700), poi l’Iraq con 169 e l’Arabia Saudita con 79. Gli Stati Uniti – unico paese delle Americhe a consentire questa pratica – sono al quarto posto, ma al primo tra i paesi del mondo occidentale con 39 condanne a morte eseguite, di cui il 41 per cento solo in Texas. Va segnalato che grazie all’abolizione della pena di morte nel Maryland lo scorso anno, ora sono 18 gli stati americani dove la condanna peggiore è l’ergastolo.
“L’aumento delle uccisioni cui abbiamo assistito in Iran e Iraq è vergognoso. Tuttavia, quegli stati che ancora si aggrappano alla pena di morte sono sul lato sbagliato della storia e di fatto sono sempre più isolati” ha detto Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.
I paesi che l’hanno reintrodotta nel codice penale sono Indonesia, Kuwait, Nigeria e Vietnam. Al contrario, le regioni libere da questa prassi disumana sono l’Europa (con l’unico neo della Bielorussia dove però nel 2013 non sono state eseguite condanne) e l’Oceania, anche se il governo della Papua Nuova Guinea si è dichiarato possibilista su una sua reintroduzione.
Nel continente africano i paesi che hanno eseguito condanne a morte nel 2013 sono cinque: Botswana, Sud Sudan, Sudan, Somalia e Nigeria.
Shetty è comunque ottimista sulla tendenza di lungo periodo che appare chiara: “La pena di morte sta diventando un ricordo del passato. Sollecitiamo tutti i governi che ancora uccidono in nome della giustizia a imporre immediatamente una moratoria sulla pena di morte, in vista della sua abolizione”.
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