Afghanistan, accordo tra Stati Uniti e talebani. Processo di pace e ritiro delle truppe

Sabato 29 febbraio è stato posto un primo tassello per il raggiungimento della pace in Afghanistan, dopo 18 anni di guerra. Ma non mancano le incognite.

Dopo 18 anni di guerra, gli Stati Uniti e i talebani afgani hanno firmato un accordo storico. La firma sul protocollo che dovrebbe consentire di porre fine al conflitto è stata apposta a Doha, in Qatar. Il documento prevede il ritiro totale (ma graduale) delle forze armate americane presenti in Afghanistan e l’avvio di negoziati di pace tra tutte le fazioni presenti nella nazione asiatica.

Il nodo dei negoziati “inter-afgani”

Tuttavia, quello stipulato sabato 29 febbraio non può essere considerato un autentico accordo di pace, poiché le autorità governative afgane – divise al loro interno dopo un’elezione presidenziale i cui esiti sono stati fortemente contestati – non sono state coinvolte nelle trattative. A confrontarsi (per un anno e mezzo) sono stati infatti il rappresentante degli Stati Uniti Zalmay Khalilzad (ma anche lo stesso segretario di stato Mike Pompeo) e il capo politico dei talebani Abdul Ghani Baradar.

civili Afghanistan
Un attentato a Kabul, in Afghanistan, nel 2014 © Majid Saeedi/Getty Images

Gli americani si sono impegnati a ridurre il numero di soldati presenti in Afghanistan dagli attuali 13mila a circa 8.600 entro i prossimi due mesi e mezzo. Quindi ad azzerarlo entro 14 mesi. Le partenze dipenderanno tuttavia dal rispetto, da parte dei talebani, di una serie impegni in materia di sicurezza. E anche ai risultati dei negoziati “inter-afgani”, che dovrebbero essere avviati a Oslo, in Norvegia, dal prossimo 10 marzo.

100mila morti civili in Afghanistan in 10 anni

Proprio questi ultimi appaiono i più complessi. I belligeranti dovranno trovare in tempi estremamente rapidi l’intesa per un cessate il fuoco totale. In un contesto di guerriglia incessante, che nel corso della guerra è costata la vita a decine di migliaia di afgani (100mila in soli dieci anni, secondo le Nazioni Unite). Il processo si annuncia dunque complesso e non necessariamente votato al successo.

Basti pensare al fatto che le parti si sono impegnate per un corposo scambio di prigionieri. Che dovrebbe coinvolgere più di 5mila talebani e mille di forze sostenute da Washington. Ciò entro il 10 marzo. Ma a un solo giorno di distanza dalla firma dell’accordo, il presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani ha affermato che non ci sarebbe “alcun impegno” in tal senso. “Si tratta di un punto – ha aggiunto – nell’agenda dei negoziati ‘inter-afgani’, ma non può rappresentare un prerequisito di tali discussioni”. Occorrerà dunque attendere per poter valutare la portata reale dell’accordo.

I 40 anni di conflitti dell'Afghanistan
Dal 1978 l’Afghanistan è coinvolto in un susseguirsi di conflitti e crisi umanitarie © Scott Nelson/Getty Images

La promessa elettorale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump

Ciò che è certo è che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump cercherà di cavalcare l’accordo in chiave elettorale, in vista delle elezioni presidenziali previste tra otto mesi. Una delle sue promesse è infatti quella di porre fine ad una guerra avviata da quasi due decenni, all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.

E che, come sottolineato da un’analisi del New York Times, nel frattempo “era diventata invisibile”. Sui media come nell’opinione pubblica.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati