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Secondo la Commissione europea, la mega-fusione tra Bayer e Monsanto non è un problema per la concorrenza. Ma non è ancora detta l’ultima parola.
Dopo quasi due anni dall’avvio dell’acquisizione-monstre, arriva la risposta ufficiale della Commissione europea. Bayer può comprare Monsanto. L’operazione, secondo le autorità comunitarie, risulta in linea con le regolamentazioni europee sulla concorrenza. Questo soprattutto perché Bayer, pur di eliminare i margini di sovrapposizione, ha accettato di cedere una serie di attività legate a sementi, pesticidi e agricoltura digitale, per un valore complessivo che si aggira intorno ai 6 miliardi di euro.
We have approved the acquisition of Monsanto by Bayer. The merger is conditional on an extensive remedy package, which addresses the parties’ overlaps in seeds, pesticides and digital agriculture: https://t.co/BY3MRuo1f0 pic.twitter.com/4B6SAAzPPs
— European Commission ?? (@EU_Commission) 21 marzo 2018
Le misure adottate dalla multinazionale farmaceutica, si legge nelle dichiarazioni ufficiali del commissario Margrethe Vestager, “rispondono in pieno alle nostre preoccupazioni in materia di concorrenza”. Concorrenza che risulta fondamentale, continua, “per garantire agli agricoltori un’ampia scelta di sementi e pesticidi a prezzi ragionevoli”, ma anche “per spingere le aziende a investire nell’agricoltura digitale e continuare a sviluppare nuovi prodotti capaci di andare incontro agli elevati standard previsti dalle regolamentazioni europee, per il bene della popolazione e dell’ambiente”. Per arrivare a questa conclusione, la Commissione ha condotto un’analisi approfondita, vagliando 2,7 milioni di documenti interni e le caratteristiche di circa 2mila prodotti.
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Concretamente, uno dei nodi più complicati da sciogliere era quello del glifosato, il controverso principio attivo dell’erbicida Roundup, la cui vendita è stata autorizzata in Europa per altri cinque anni. Per evitare di instaurare un monopolio, Bayer si è impegnata a cedere a Basf alcune linee di ricerca, mettendola di fatto nelle condizioni di elaborare un prodotto alternativo. È stata la stessa Bayer a indicare Basf, anch’essa tedesca, come destinataria delle proposte correttive presentate per la fusione.
Tuttavia, chiarisce la Commissione, non è ancora detta l’ultima parola. Bayer e Basf dovranno mettere in pratica le misure promesse e sottoporre nuovamente il tutto al vaglio dell’antitrust. In altri termini, le autorità approvano questo piano sulla carta, ma vogliono verificare che funzioni anche nella realtà. Solo a quel punto arriverà il via libera definitivo. Resta ancora da ottenere anche il semaforo verde dal dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
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