Diritti animali

Carne di cane, il mercato coreano di Moran chiude davvero. Ruspe in azione

Niente più carne di cane in vendita nel mercato di Moran, in Corea del Sud. Una decisione arrivata in vista dei Giochi olimpici del 2018.

Il mercato di Moran, situato nella città di Seongnam, in Corea del Sud, chiuderà. Si tratta della struttura che smercia la più grande quantità di carne di cane nella nazione asiatica: a chiederne lo stop erano state le autorità locali, secondo le quali in vista dei Giochi olimpici invernali del 2018, la struttura avrebbe rappresentato una macchia per l’immagine internazionale del Paese. Le attività di demolizione sono cominciate alla fine di febbraio.

Da Moran un terzo della carne di cane consumata nel paese

Secondo quanto riportato dal quotidiano inglese The Guardian, il mercato di Moran – attivo dal 1960 – forniva un terzo della carne di cane consumata in tutta la Corea del Sud. Si tratta di un cibo lontanissimo dalle abitudini occidentali, ma che a livello locale risulta particolarmente ricercato: ciò anche in ragione delle credenze popolari secondo le quali il suo consumo sarebbe in grado di migliorare le prestazioni sessuali degli uomini e, più in generale, capace di combattere la fatica.

Corea carne di cane
Una protesta contro la vendita di carne di cane in Corea del Sud ©Chung Sung-Jun/Getty Images

Le 22 aziende che per anni si sono spartite la vendita del prodotto all’interno del mercato hanno raggiunto un accordo con le autorità già nello scorso mese di dicembre: in cambio della chiusura dovrebbero ricevere un aiuto finanziario da parte delle istituzioni. “La città di Seongnam può in questo modo rappresentare il punto di avvio di una trasformazione dell’immagine della Corea del Sud”, ha dichiarato il sindaco, che ha colto l’occasione per citare Ghandi: “La grandezza di una nazione e i suoi progressi morali possono essere giudicati dal modo in cui essa tratta gli animali”.

Maltrattamenti diffusi sugli animali

Proprio le condizioni nelle quali erano costretti a vivere i cani destinati al mercato interno sud-coreano, nonché i metodi di esecuzione particolarmente cruenti e spietati (tramite scariche elettriche o impiccagione), sono da tempo nel mirino delle associazioni animaliste di tutto il mondo. “I venditori di carne di cane in Corea del Sud – ha sottolineato il Guardian – per parecchi anni hanno potuto sfruttare una sorta di ‘zona grigia’ sul piano giuridico in materia”. Le leggi che valgono per altri settori, infatti, non possono essere applicate al commercio di questo tipo di carne.

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Nonostante gli indennizzi previsti, tuttavia, tra i venditori serpeggia il malcontento. Un commerciante ha spiegato al quotidiano Korea Herald che “circa l’80 per cento dei nostri clienti viene al mercato per comprare carne di cane fresca. Come faremo quando non potremo più venderla? Il governo ci pagherà davvero?”. Per la Corea del Sud, tuttavia, i rischi legati al mantenimento in servizio del mercato di Moran sarebbero molto più alti: l’ondata di critiche piovute addosso alle autorità di Seul pesa, soprattutto in vista dei Giochi olimpici. In rete, infatti, si moltiplicano gli appelli e le petizioni contro il centro commerciale. E c’è chi invita a boicottare l’evento sportivo: un’eventualità che il governo corano sembra voler scongiurare.

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