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Le nuove tecnologie non servono solo a monitorare la biodiversità “moderna”. Oggi riportano in vita anche i dinosauri, per la felicità di chi da piccolo fantasticava su di essi. Tra rocce frastagliate e difficilmente raggiungibili nella regione del West-Kimberley in Australia, un drone che vola a bassa quota telecomandato da un gruppo di paleontologi dell’Università
Le nuove tecnologie non servono solo a monitorare la biodiversità “moderna”. Oggi riportano in vita anche i dinosauri, per la felicità di chi da piccolo fantasticava su di essi. Tra rocce frastagliate e difficilmente raggiungibili nella regione del West-Kimberley in Australia, un drone che vola a bassa quota telecomandato da un gruppo di paleontologi dell’Università del Queensland sta documentando impronte di dinosauri di 130 milioni di anni fa.
A ogni nuova ricognizione, il gruppo di studiosi capitanato dal paleontologo Steve Salisbury raccoglie sempre più informazioni sulla megafauna antica, ricostruendone i percorsi attraverso la rilevazione delle impronte “incise” nella pietra lungo un tratto di 200 km situato a nord della città di Broome.
Le videoriprese delle tracce dei teropodi (come i T-rex) e dei sauropodi (come per esempio i brontosauri) catturate dal dino-drone, come l’ha ribattezzato Salisbury, saranno poi rielaborate in 3D per ricostruire il paleoambiente e confrontarlo con la configurazione attuale delle coste. Alcune ricostruzioni sono già presenti sull’account twitter di uno dei membri della spedizione, Anthony Romilio.
#LaserScanning #Dinosaur tracksite. Spot the scanned palaeontologist @implexidens @Loyal2mal #CSIROnews #Zebedee pic.twitter.com/80OJYPmKqs
— Anthony Romilio (@a_romilio) 23 Aprile 2015
L’utilizzo dei droni da parte di naturalisti, paleontologi e archeologi per i rilevamenti in aree “difficili” sta prendendo sempre più piede per scoprire i movimenti della fauna (antica e moderna) e conoscere sempre meglio le civiltà del passato.
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