Il secondo produttore al mondo sigla una decisione storica. Ma gli allevamenti avranno tempo fino al 2034 per chiudere.
Il tribunale amministrativo di Lione ha revocato l’autorizzazione concessa al Roundup Pro 360, a base di glifosato, evocando un “principio di precauzione”.
Il prodotto presenta “rischi ambientali suscettibili di nuocere in modo grave alla salute umana”. È con questa motivazione che il tribunale amministrativo francese di Lione, il 15 gennaio, ha deciso di annullare l’autorizzazione alla commercializzazione del Roundup Pro 360, diserbante a base di glifosato prodotto dalla Monsanto (ormai di proprietà della Bayer).
La justice interdit la vente et l’utilisation du Roundup Pro – Sciences et Avenir https://t.co/dyX1Vf7UXj
— Corinne Lepage (@corinnelepage) 18 gennaio 2019
I giudici – “fatto raro”, secondo la stampa transalpina – hanno ritenuto che l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro (Anses) abbia “commesso un errore di valutazione in materia di principio di precauzione”. Ciò nel marzo del 2017, quando concesse il proprio via libera all’uso del prodotto.
Glyphosate : la justice pourrait contraindre l’État à agir https://t.co/RG2qJHn0gU
— Corinne Lepage (@corinnelepage) 19 gennaio 2019
Il tribunale lionese ha, in questo senso, citato le conclusioni alle quali è giunto il Centro internazionale di ricerca sul cancro (Circ) dopo aver studiato la questione. Secondo le quali il glifosato dovrebbe “essere considerato come una sostanza dal potenziale cancerogeno per l’essere umano”.
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A presentare il ricorso era stata Corinne Lepage, ex ministro dell’Ambiente francese ed avvocato esperto di diritto ambientale. Che ha accolto la notizia con grande soddisfazione: “Si tratta di una decisione di grande importanza, poiché dovrebbe riguardare non solo il Roundup Pro 360, ma tutti i prodotti a base di glifosato, dal momento che i giudici hanno accettato il principio secondo il quale questa sostanza è probabilmente cancerogena”.

In termini concreti, per ora la sentenza non può fare giurisprudenza, poiché si tratta ancora del primo grado della giustizia amministrativa. Tuttavia, secondo l’associazione ambientalista Générations futures, “l’Anses dovrà tenere conto della decisione, anche in caso di appello da parte di Monsanto”. L’agenzia, tuttavia, in un comunicato emesso due giorni dopo la pronuncia del tribunale, ha contestato con forza il fatto di aver commesso un errore di valutazione.
Leggi anche: Corinne Lepage. La giustizia climatica ancora non esiste, ma arriverà
Ciò che pesa di più, tuttavia, è il punto di vista politico. Tra tre anni, infatti, l’Unione europea dovrà decidere se rinnovare o meno l’autorizzazione all’uso di glifosato. E sarà proprio la Francia lo stato che dovrà fornire una relazione in merito alla Commissione. Problema: il presidente Emmanuel Macron si era dapprima impegnato a vietare la sostanza sul territorio della Francia, ma poi ha fatto un’improvvisa retromarcia. Non includendo lo stop nella normativa in vigore nella nazione europea, quindi concedendo deroghe agli agricoltori.
Occorrerà verificare perciò quale sarà la posizione di Parigi quando verranno avviate le discussioni sul tema, ovvero nel 2021.
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