Emergenza siccità, mezza Italia in stato di calamità naturale per la mancanza d’acqua

Il 2017 è l’anno meno piovoso degli ultimi due secoli. Acqua razionata nelle case, tubature vecchie, gravi danni all’agricoltura: è ora di correre ai ripari.

La Calabria è ufficialmente la prima regione ad aver proclamato lo stato di calamità per l’emergenza siccità, ma almeno altre nove (le Marche e il Molise, in particolare l’hanno già dichiarato) sono pronte a farlo se nelle prossime ore un massiccio arrivo della tanto attesa pioggia, che è già arrivata al Nord, non dovesse dar tregua. L’allarme riguarda tutto il Paese e tutti i settori: manca l’acqua per l’uso domestico, ma anche i danni ambientali e per l’agricoltura iniziano a farsi ingenti.

Lago prosciugato, rubinetti chiusi

La situazione che maggiormente è finita sotto i riflettori è quella di Roma e della sua periferia. In 20 paesi nei dintorni è già scattato il razionamento che nella capitale dovrebbe iniziare da venerdì, quando i rubinetti di abitazioni, uffici, persino ospedali, resteranno chiusi a forza: una misura resasi necessaria per i livelli ormai minimi raggiunti dal lago di Bracciano, che normalmente funge da riserva idrica per Roma ma negli ultimi mesi, causa pioggia che non arriva da dicembre, è stato prosciugato al ritmo di 1.100 litri al secondo. Una vera sciagura ambientale, che il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha commentato al Tg3 in maniera provocatoria: “Mi piacerebbe invitare qui a Bracciano il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, così capirebbe forse quali sono gli effetti del surriscaldamento del pianeta”.

Il lago di Bracciano, alle porte di Roma, è a secco / via Twitter Edoardo Annucci (Legambiente)
Il lago di Bracciano, alle porte di Roma, è a secco. Fonte: Twitter

Quasi la metà dell’acqua va dispersa

Ma inquinamento e cambiamenti climatici sono solo alcuni tra i responsabili della situazione. Se è vero che il 2017 è stato finora l’anno meno piovoso degli ultimi due secoli, è vero anche che gli acquedotti italiani si stanno dimostrando letteralmente dei colabrodo: in tutta Italia l’acqua che si perde nel tragitto che va dall’immissione nelle tubature fino ai rubinetti delle case è il 39 per cento del totale, con punte di oltre il 44 per cento proprio nel Lazio. Uno spreco enorme di acqua potabile che peraltro non viene contabilizzato in bolletta: in pratica, paghiamo anche l’acqua che disperdiamo.

Un disastro per l’agricoltura

Le ricadute della siccità sul settore agricolo non sono da meno: i danni, secondo una prima stima della Coldiretti, ammontano già a due miliardi di euro. In Lombardia manca l’erba per il bestiame, in Piemonte la campagna cerealicola sta facendo registrare rese inferiori del 30 per cento. La Liguria risente della siccità soprattutto per gli oliveti e per il pregiato basilico genovese. Il Veneto già da aprile ha emesso tre ordinanze sullo stato di crisi per siccità allo scopo di contingentare l’acqua, il Friuli Venezia Giulia ha già dichiarato lo stato di sofferenza idrica, mentre in Emilia-Romagna si registrano danni, soprattutto a pomodoro da industria, cereali, frutta, per oltre 100 milioni ai quali se ne aggiungono altri 50 per nubifragi e grandinate. Oltre 200 milioni di euro è la stima dei danni da siccità all’agricoltura stimati in Toscana, altrettanti in Campania, In Sicilia si sono triplicati i costi di irrigazione dei campi, con l’acqua che in alcune zone del catanese non arriva a causa di una rete colabrodo. In Sardegna, infine,  4 mila aziende agricole sono rimaste praticamente senz’acqua a causa della siccità e degli incendi. E dove finalmente piove, come nell’alto vicentino, l’acqua è arrivata sotto forma di grandine facendo ulteriori danni ai raccolti.

I rimedi: stato di calamità e dighe più efficienti

Molte regioni come detto ricorreranno allo stato di calamità per affrontare l’emergenza: il ministero delle Politiche agricole garantirà alle aziende colpite per le aziende la sospensione delle rate di eventuali mutui, il blocco dei pagamenti dei contributi e l’accesso a un apposito fondo per il ristoro danni. Il tutto in attesa di misure strutturali, come l’adeguamento delle infrastrutture, al quale invece dovrebbe pensare il ministero guidato da Graziano Delrio: allo studio c’è infatti un piano dal valore di 300 milioni di euro che servirebbe a modernizzare 101 dighe italiane e a recuperare circa 4,5 miliardi di metri cubi di acqua che oggi, con le attuali falle, va sprecata. Sarebbe un buon inizio.

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