Turchia, arrestati in blocco dirigenti e parlamentari del partito curdo Hdp

Undici esponenti dell’Hdp, il principale partito curdo in Turchia, sono stati arrestati dalla polizia. L’Unione europea chiede una riunione degli ambasciatori europei.

I due co-presidenti del Partito democratico dei popoli (Hdp), il principale movimento politico filo-curdo della Turchia, sono stati arrestati e sottoposti a sorveglianza speciale. Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag, entrambi deputati, sono così entrati nel tritacarne delle purghe decise dal presidente Recep Tayyip Erdogan in seguito al tentativo fallito di colpo di stato del 15 luglio.

Il deputato ai poliziotti “Siete dei banditi”

L’accusa nei confronti dei due parlamentari è contenuta in un’inchiesta istruita dal tribunale di Diyarbakir, che si concentra su presunti legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato un’organizzazione terroristica da parte di Ankara. Assieme ai co-presidenti sono stati arrestati altri nove dirigenti del movimento, il che significa averne di fatto azzerato la direzione. Tra di loro figurano i leader più carismatici: da Idris Baluken, presidente del gruppo parlamentare, a Sirri Süreyya Önde, uomo particolarmente rispettato anche dagli avversari.

Turchia autobomba
Un’autobomba è stata fatta esplodere a Diyarbakir, in Turchia, dopo che i vertici del Partito democratico dei popoli, principale forza politica curda, sono stati arrestati il 4 novembre ©ILYAS AKENGIN/AFP/Getty Images

Un video pubblicato su Twitter dal partito sembra mostrare l’interrogatorio di Yüksekdag, effettuato presso la sua abitazione. Il deputato grida: “Il vostro procuratore è un bandito, e anche voi siete dei banditi”. Mentre erano in corso gli arresti, la sede dell’Hdp è stata perquisita dalle forze dell’ordine della Turchia, come confermato da alcune immagini trasmesse in diretta dalla televisione Ntv.

“Una decisione senza precedenti per la Turchia”

Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Monde, si tratta di “una decisione senza precedenti contro quella che è la terza forza politica del paese”. A concedere alle autorità il potere di agire in modo quasi indisturbato sono le disposizioni speciali assunte dopo il tentato golpe e rafforzate alla fine di ottobre attraverso un nuovo decreto.

Il partito ha lanciato un appello alla comunità internazionale, “affinché agisca contro il regime di Erdogan”. Federica Mogherini, capo della diplomazia dell’Ue, ha risposto manifestando la propria preoccupazione e chiedendo “la convocazione di una riunione degli ambasciatori europei in Turchia”.
Nel frattempo, la decisione ha provocato la prima reazione violenta. Almeno una persona è morta e altre trenta sono rimaste ferite a causa dell’esplosione di un’autobomba di fronte a un edificio della polizia a Diyarbakir, nel sud-est del paese. Dove la maggioranza della popolazione è curda.

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