Diffusissimi in agricoltura, i pesticidi sono dannosi per la salute, correlandosi a varie problematiche.
Il legame tra esposizione ai pesticidi e rischio di cancro è noto per i lavoratori agricoli, e viene supportato da numerose evidenze.
Secondo una ricerca recente, i pesticidi sono dannosi quanto il fumo, o anche di più, associandosi al cancro pure tra i non addetti ai lavori.
I pesticidi provocano il cancro in modo equiparabile, e talvolta superiore, al fumo di sigaretta. È la conclusione di uno studio statunitense, pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in cancer control and society. La ricerca, che costituisce un’indagine epidemiologica su larga scala, tiene conto non solo dei soggetti direttamente a contatto con le sostanze, ovvero gruppi di agricoltori soggetti a esposizione nota, ma dell’intera comunità, valutando il rischio oncologico in termini di salute pubblica.
I pesticidi e l’agricoltura convenzionale moderna
Pochi strumenti, in agricoltura, vantano la stessa diffusione dei pesticidi. In agricoltura convenzionale, erbicidi, insetticidi, fungicidi fertilizzanti e altri agenti affini vengono utilizzati per ottenere rese maggiori controllando i parassiti (a costo di impoverire il suolo, la biodiversità e favorire la desertificazione). Con l’aumentare della resistenza ai pesticidi da parte dei parassiti, molti agricoltori ne hanno aumentato l’utilizzo per prevenire il calo dei raccolti. L’esposizione a queste sostanze, però, viene associata allo sviluppo di diverse patologie per l’organismo umano, come morbo di Parkinson, cancro e alterazioni del sistema immunitario.
A US-wide study finds that living in pesticide-exposed areas can increase cancer risk as much as smoking.
Il legame tra cancro e pesticidi è stato ampiamento studiato. La correlazione è stata documentata per diverse malattie oncologiche, come il cancro del polmone, il cancro del colon-retto e il cancro pancreatico. Gli agenti incriminati sono, ad oggi, piuttosto definiti. Il Roundup, per esempio, noto ai più comeglifosato, è un erbicida di ampio utilizzo. Alcune indagini ne hanno mostrato gli effetti peggiorativi sul rischio di linfoma, tanto che la Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) classifica tale sostanza come un probabile cancerogeno per l’uomo. Le potenzialità pro-tumorali si evincono anche per altri prodotti, soprattutto mediante studi in vivo. Tra le sostanze in questione spiccano il malathion e il tetrachlorvinphos.
Le deduzioni dello studio
L’indagine, che ha preso in esame un’area alquanto ampia (3.143 contee) e ben 69 agenti chimici (di cui sono reperibili i dati di utilizzo), si è conclusa con deduzioni non trascurabili.
L’esposizione ai pesticidi è nociva tanto quanto l’esposizione al fumo. In alcuni casi, il rischio tumorale associato ai pesticidi è risultato persino superiore. La correlazione più marcata, in termini di differenza percentuale, riguarda il linfoma non-Hodgkin (+154,1 per cento dei casi associati ai pesticidi), mentre altre tipologie di cancro hanno mostrato una correlazione meno accentuata, seppur evidente: il tumore alla vescica (+19,3 per cento) e la leucemia (+21 per cento).
L’effetto dei veleni agricoli impatta anche sulle comunità in oggetto, sorpassando il concetto di “malattia professionale”. In altre parole, ad ammalarsi non sono soltanto i contadini, ma anche gli abitanti delle aree di interesse. La sinergia dei pesticidi agisce sull’incidenza della malattia più del singolo agente. Non a caso, gli agenti agricoli vengono utilizzati, per lo più, in combinazione tra loro.
In definitiva, è auspicabile gettare le basi per una valutazione più ampia del rischio oncologico legato ai pesticidi, realizzando la portata collettiva del problema. Lo scopo ultimo è quello di implementare le misure preventive più opportune, tutelando, il più possibile, le comunità esposte al rischio.
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