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Il 24 maggio, la Commissione Petizioni del Parlamento europeo ha dato pieno sostegno alla petizione depositata da Animal Equality a giugno 2022 che chiede di porre fine allo sfruttamento dei polli a rapido accrescimento.
Insieme al parere positivo della Commissione petizioni espresso dalla presidente Dolores Montserrat, la rappresentante della Commissione europea ha comunicato che questi polli broiler saranno oggetto della proposta di revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati prevista entro il 2023 con riferimento al requisito giuridico della crescita rallentata. La Commissione, cioè, dovrebbe richiedere di utilizzare razze di polli che crescono in modo normale, e non in modo spropositato come succede in quelle a rapido accrescimento.
Quella espressa dagli eurodeputati è una decisione fondamentale nella direzione di porre fine all’allevamento di miliardi di polli broiler a rapido accrescimento nell’Unione europea. Ma facciamo un passo indietro.
A giugno 2022, Animal Equality ha depositato presso la Commissione europea una denuncia contro i 27 Stati membri per le violazioni della normativa Ue relativa all’allevamento di questo tipo di polli broiler, selezionati geneticamente per crescere il più velocemente possibile in corrispondenza delle parti del loro corpo più richieste sul mercato: petto e cosce.
Questa crescita accelerata non si accompagna a un corrispondente sviluppo dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e scheletrico, dunque sin dalla nascita questi animali soffrono di problemi ai muscoli e agli arti, di asciti e dermatiti. Inoltre, come mostrano le inchieste di Animal Equality, questi animali si muovono con difficoltà e presentano gravi patologie alle vie respiratorie e al cuore.
Fin dal 2010, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ha rilevato conseguenze negative sulla salute di questi animali proprio a causa del rapido incremento del loro peso, collegando esplicitamente le criticità rilevate, tra le quali si annoverano i disturbi scheletrici, ai tassi di crescita eccessivi di questi polli.
Alla luce del lavoro svolto dal team investigativo di Animal Equality e dei pareri scientifici dell’Efsa, ci sono i presupposti per ritenere che gli allevamenti di questi animali siano in contrasto con l’attuale legislazione europea a tutela del benessere degli animali. Ma non è possibile accettare la sofferenza sistematica che miliardi di polli in tutta l’Ue sono costretti a subire a causa di una selezione genetica operata per il solo profitto dell’industria della carne.
Così, lo scorso giugno, abbiamo deciso di presentare anche una petizione al Parlamento europeo per chiedere di intraprendere qualsiasi azione considerata appropriata per garantire il rispetto della normativa europea a protezione degli animali negli allevamenti, mettendo fine allo sfruttamento dei polli broiler.
A febbraio, la Commissione Ue ci ha risposto e ha riconosciuto che l’allevamento dei polli a rapido accrescimento è problematico. In quell’occasione, la Commissione Ue aveva anche annunciato di stare valutando “la necessità e le opzioni per affrontare le potenziali conseguenze negative sul benessere animale di alcune strategie di allevamento in questo processo di revisione della legislazione” (nell’ambito della revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati prevista entro il 2023).
La recente decisione della Commissione Petizioni è ancora più importante se si considera che, a livello nazionale, il governo italiano ha negato la portata del problema. In risposta a un’interrogazione parlamentare sottoscritta da 15 senatori per chiedere ai Ministri competenti di intervenire a tutela dei polli allevati a scopo alimentare, in riferimento anche al lavoro di denuncia di Animal Equality, il governo ha infatti detto che la selezione genetica dei polli a rapido accrescimento è in linea con il benessere animale.
Ora tocca alla Commissione Ue agire per fermare l’allevamento di animali vittime di una selezione genetica estrema che provoca solo sofferenza. Ma ognuno di noi può, ogni giorno, contribuire concretamente a questo obiettivo: smettere di consumare animali, polli compresi, significa smettere di finanziare il loro sfruttamento.
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