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Lupo, il nuovo piano del ministero dell’Ambiente per salvaguardare la specie
Il lupo deve essere salvaguardato: lo stabilisce il nuovo piano per la conservazione della specie del ministero dell’Ambiente, che esclude gli abbattimenti controllati.
Il lupo rimarrà una specie protetta. Il ministero dell’Ambiente ha elaborato il nuovo piano di conservazione e gestione del lupo in Italia che non prevede le uccisioni degli esemplari in eccesso, cioè gli “abbattimenti controllati” che erano previsti nel precedente piano del 2017 e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino al congelamento del provvedimento nell’ultima conferenza Stato-Regioni.
Viene esclusa dunque la nuova apertura della caccia, mentre rimangono tutte le altre misure elaborate finora per permettere la convivenza fra lupi e bestiame. Nel nuovo piano Lupo il ministero dell’Ambiente rafforza e allarga il proprio coinvolgimento con una serie di azioni specifiche. Per esempio si incarica di sostenere il monitoraggio dei lupi presenti sul territorio con il supporto tecnico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) in modo da avere dati più affidabili – in assenza di un censimento preciso – e punta a una maggiore informazione e comunicazione pubblica dell’impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane.
Guarda il video dei primi cuccioli di lupo nati in Friuli Venezia Giulia dopo quasi un secolo
Cosa prevede il piano Lupo
Per prevenire i conflitti con il mondo degli allevatori si prevedono azioni mirate in collaborazione col ministero delle Politiche agricole e la sperimentazione di interventi innovativi in specifici ambiti territoriali. L’Italia si unirà così agli altri paesi europei che si trovano a dover affrontare le medesime problematiche.
“Con questo piano ribadiamo che non servono abbattimenti, ma una strategia che abbiamo delineato in 22 azioni”, spiega il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, aggiungendo che comunque occorrerà un continuo aggiornamento delle norme affinché siano sempre attuali e in qualche modo inerenti alla realtà ambientale che si sta sviluppando.
Dopo mesi di confronto con le #regioni e gli enti locali, è pronto il #PianoLupo che sarà presto discusso in conferenza delle regioni. #NessunAbbattimento ma 22 azioni anche territoriali per gestire la convivenza tra l’#uomo e il #lupo pic.twitter.com/iDZc3mNf2o
— Sergio Costa (@SergioCosta_min) 2 aprile 2019
Il lupo e la sua salvaguardia in Italia
Dal punto di vista della conservazione del lupo, si stima che sia quasi triplicata in tre anni la presenza del grande predatore sulle Alpi. Nel periodo di campionamento 2017-2018, la stima del numero minimo in ciascuna provincia è di 293 individui rispetto ai 100-130 del 2015. Questo aggiornamento è contenuto nel piano di conservazione e gestione del lupo in Italia che il ministero dell’Ambiente ha consegnato alla conferenza Stato-Regioni. In mancanza di una stima formale basata su un programma nazionale di censimento del lupo (come già previsto dal Piano d’azione 2002) la popolazione appenninica è stata stimata attraverso un metodo deduttivo ed è pari a quella del 2015: si parla cioè di 1.580 animali in media considerando un minimo di 1.070 e un massimo di 2.472.
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Un consenso unanime
Legambiente e le maggiori associazioni animaliste si dicono concordi nell’approvazione del decreto di Costa e delle delibere contenute nel documento. “Ci auguriamo che le Regioni ratifichino questo provvedimento. È necessario per la conservazione e la tutela di un importante predatore, e valorizza il percorso sperimentato sull’Appennino con il progetto Life wolfnet”, spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente. “Il piano punta, inoltre, sulla prevenzione delle predazioni nei confronti degli animali al pascolo e sulla risoluzione dei conflitti con gli allevatori, rinunciando agli abbattimenti selettivi, che non sono in alcun modo utili a una strategia di convivenza di lungo respiro”. Se si ha a cuore la salute del lupo e quella del nostro ecosistema, quindi, non resta che sperare che il documento giunga in tempi rapidi all’approvazione e che si stanzino le risorse necessarie alla messa in atto delle soluzioni di prevenzione.
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