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L’intervista a Pio D’Emilia Quando si parla del disastro giapponese, bisogna fare una distinzione fra le responsabilità del governo e quella della Tepco, la Tokyo Electric Power Company. È stato fatto tutto il possibile nella divulgazione di dati e rischi connessi? Dobbiamo scindere le responsabilità. Per quanto riguarda la Tepco, non c’è alcun dubbio che rappresenta il massimo della negatività perché
Quando si parla del disastro giapponese, bisogna fare una distinzione fra le responsabilità del governo e quella della Tepco, la Tokyo Electric Power Company. È stato fatto tutto il possibile nella divulgazione di dati e rischi connessi?
Dobbiamo scindere le responsabilità. Per quanto riguarda la Tepco, non c’è alcun dubbio che rappresenta il massimo della negatività perché risponde alla logica di una lobby nucleare. Una società il cui obiettivo è il profitto raggiunto sempre e comunque, che ha giocato al risparmio, alla violazione delle norme, alla corruzione. Per quanto riguarda il governo giapponese, forse sono un po’ fazioso […], penso che abbia risentito della cattiva informazione e delle omissioni da parte della Tepco. Nella centrale di Fukushima c’erano solo uomini della Tepco, non era possibile avere un tecnico neutrale. C’era il panico totale a cui si è aggiunta la sciatteria, un aspetto improbabile per il Giappone. La crisi era in mano a persone non competenti e di manager, invece di specialisti. I manager lavoravano nella speranza di poter ripristinare i reattori facendo scelte che oggi sembrano ridicole.
La popolazione giapponese sembra stia vivendo la tragedia in maniera fredda e impassibile. Cosa ne pensi?
Ci sono i giapponesi del Sud e quelli del Nord. Se arrivi a Osaka o anche a Tokyo vedi due metropoli assolutamente normali, non pensi che sia in atto una crisi nucleare. Poi se vai a Fukushima e parli con le mamme, guardi i bambini, entri in una scuola con le finestre chiuse e senza aria condizionata, con 40 gradi e il 90 per cento di umidità per colpa di questi manigoldi che hanno provocato l’incidente nucleare, non per colpa dello tsunami, ma per errori di programmazione, cominci a incazzarti. Io li ho visti incazzati i giapponesi. A domande concrete come “Noi rischiamo?”, “Dobbiamo andarcene?”, “Se vado via, il mutuo chi me lo paga?” i funzionari non sapevano come rispondere. Io escludo il dolo, ma denuncio l’ignoranza.
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