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La produzione di plastica è destinata a crescere vertiginosamente nei prossimi decenni. Un paracadute per i petrolieri? La risposta nel rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia.
Se qualcuno si fosse chiesto per quale ragione le major dell’industria petrolifera mondiale non stiano correndo ai ripari, di fronte alle ripetute indicazioni circa la necessità di abbandonare le fonti di energia fossili a favore delle energie rinnovabili, l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha fornito una risposta chiara. A “salvare” i colossi del settore potrebbe essere la plastica.
Negli ultimi decenni, infatti, la maggior parte del petrolio estratto nel mondo è stato utilizzato per fornire carburante ai veicoli dotati di motori a scoppio. La crescita della temperatura media globale ha convinto però alcuni governi e numerose grandi metropoli ad impegnarsi per, da un lato, vietare la circolazione dei camion e delle automobili più inquinanti. Dall’altro, per sostenere la mobilità pulita: l’uso delle bici e dei mezzi di trasporto pubblici, assieme agli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi.
Petrochemicals set to be the largest driver of world oil demand, more than transportation or shipping. We’re drilling more & polluting more just to create more plastic crap that we don’t need. This is madness. https://t.co/tyKY6oQmlh via @IEA
— Ctr4BioDiv Oceans (@EndangeredOcean) 9 ottobre 2018
Di fronte ad uno scenario del genere, una conseguente politica industriale dovrebbe portare inevitabilmente ad una riconversione da parte dei colossi del settore petrolifero. Ma a frenare il cambiamento è la petrolchimica. Il rapporto dell’Iea, pubblicato il 5 ottobre, prevede infatti che la produzione mondiale di plastica possa aumentare vertiginosamente nei prossimi decenni. Del 30 per cento entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2050. Il che farà arrivare il totale mondiale a circa un miliardo di tonnellate: l’equivalente della produzione attuale di acciaio e cemento.
Il documento, intitolato Future of petrochemicals, precisa che la crescita sarà concentrata soprattutto nei paesi in via di sviluppo, nei quali aumenterà fortemente il consumo. Basti pensare che oggi nazioni come quelle africane, o anche l’India, utilizzano un quantitativo di plastica venti volte inferiore rispetto alle nazioni più ricche.
Hard to be optimistic abt the future. New @IEA report released same week as #IPCC: Petrochemical feedstock accounts for 12% of global oil demand, a share that is expected to rise driven by increasing demand for #plastics, fertilisers & other products, esp. in developing countries pic.twitter.com/OreemOXAXa
— Alexey Pavlov (@mvpgeo) 14 ottobre 2018
“Si tratta di uno dei binari morti del dibattito sull’energia – ha spiegato Fatih Birol, direttore generale dell’Aie, secondo quanto riferito dal quotidiano Novethic -. Le nostre economie dipendono fortemente dalla produzione dei petrolchimici, ma il settore non è sufficientemente sotto ai riflettori”. Eppure, dal 2000 ad oggi la domanda mondiale di plastica è già raddoppiata. Non a caso, un colosso come Total ha deciso di costruire in Arabia Saudita un gigantesco impianto specializzato, assieme alla Saudi Aramco. Un investimento da cinque miliardi di dollari.
Il rapporto Sr15 dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, ha spiegato che il mondo va incontro ad una crescita della temperatura media globale molto più rapida del previsto. E ha affermato che una delle soluzioni obbligate per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici è proprio l’abbandono delle fonti fossili.
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La produzione di plastica potrebbe rappresentare un enorme problema in questo senso. Senza dimenticare l’impatto drammatico sugli oceani: uno studio della fondazione Ellen MacArthur, già nel 2016, ha affermato che il quantitativo di plastica nel mare, nel 2050, sarà superiore a quello di pesce.
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