Polarstern, cosa ha scoperto la più grande spedizione di sempre nell’Artico

Dopo 13 mesi di missione, la nave Polarstern ha attraccato in Germania. Ecco cosa è stato scoperto dalla più grande spedizione mai condotta nell’Artico.

La più grande spedizione mai condotta nel Circolo polare artico è rientrata, dopo 13 mesi di lavoro. Partita il 20 settembre 2019 dal porto della città norvegese di Tromsø, la nave specializzata nella ricerca scientifica Polarstern ha attraccato il 12 ottobre, alle prime luci del mattino, in Germania. Portando con sé un immenso bagaglio di lavoro, esperimenti e raccolta di dati. Talmente tanti che ci vorranno tra uno e due anni per poterli analizzare tutti.

La rompighiaccio Polarstern ha passato 389 giorni nell’Artico

Gli scienziati hanno affrontato i lunghi mesi senza il sorgere del sole, temperature che hanno raggiunto i -39,5 gradi centigradi e una sessantina di “visite” da parte di orsi polari. Il tutto durante 389 giorni a bordo della rompighiaccio dell’istituto tedesco Alfred-Wegener.

“Sono tornati, mi batte forte il cuore”, ha dichiarato Antje Boetius, direttrice del centro di ricerca, mentre nel porto di Bremerhaven, affacciato sul mare del Nord, risuonavano le sirene della Polarstern pronta ad attraccare. Ma al di là della gioia nel rivedere l’equipaggio, l’atmosfera tra i membri della spedizione internazionale Mosaic (Multidisciplinary drifting Observatory for the Study of Arctic Climate, ovvero Osservatorio multidisciplinare itinerante per lo studio del clima artico) non era affatto euforica.

La nave Polarstern nell'Artico
La rompighiaccio Polarstern © mosaic-expedition.org

Giacchio fuso anche al polo Nord

Nel corso dell’anno passato solcando le acque artiche, gli scienziati hanno potuto toccare con mano gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici. “Abbiamo osservato la calotta morire», ha commentato il capo della missione, il climatologo Markus Rex. Secondo il quale “se continueremo in questa direzione, entro qualche decennio osserveremo un oceano artico completamente privo di ghiacci nel corso delle stagioni estive”.

Abbiamo visto la calotta polare morire

Markus Re, Wildlx, capo della missione Mosaic

I ricercatori hanno infatti parlato di una situazione “impressionante. Anche al polo Nord, abbiamo trovato ghiaccio fuso, assottigliato, friabile”, ha aggiunto Rex. Che ha parlato di “distese di acqua allo stato liquido a perdita d’occhio, fino alla linea dell’orizzonte”.

Distese di acqua allo stato liquido e temperature elevate anche d’inverno

Allo stesso modo, d’inverno hanno registrato in media temperature ben più calde rispetto a quelle degli ultimi decenni. Ciò nelle quattro stazioni scientifiche installate sulla calotta, nel corso della missione, in un raggio di 40 chilometri attorno alla Polarster.

Grazie agli strumenti utilizzati, gli scienziati hanno potuto raccogliere più di 150 terabyte di dati, nonché numerosi campioni di ghiaccio e acqua. Il tutto al fine di comprendere le ragioni per le quali nell’Artico il ritmo dei cambiamenti climatici appare due volte più rapido rispetto alla media (già inquietante) del Pianeta.

I membri della missione scientifica Mosaic a bordo della Polarstern
L’equipaggio della missione Mosaic a bordo della Polarstern © mosaic-expedition.org

“Riteniamo di essere riusciti a penetrare nella comprensione del sistema climatico artico”, ha dichiarato Rex. La missione ha infatti studiato non solo l’atmosfera, ma anche l’oceano, la calotta e l’intero ecosistema polare. Al termine dell’analisi, si punta ad ottenere dei modelli in grado di predire con maggiore accuratezza l’evoluzione del clima, al fine di determinare cosa ci aspetterà tra 50 o 100 anni.

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